Renzi lancia Italia Viva, il senatore parte con 40 parlamentari. “Il partito novecentesco non funziona più”

18 settembre 2019

Adesso la creatura renziana ha anche un nome: “Italia Viva”. Come lo slogan di una campagna elettorale del Partito Democratico, al tempo in cui era segretario Walter Veltroni, e come il titolo di una Leopolda, “Viva l’Italia viva”. Ma soprattutto ci sono i numeri: 25 deputati e 15 senatori, due ministri e un sottosegretario, Ivan Scalfarotto. Matteo Renzi lo annuncia dal bar della Rai, dove da questa stagione si tiene una anteprima di Porta a Porta, e poi nello studio di Bruno Vespa. “Non sara’ una operazione politichese o noiosa”, aggiunge Renzi: “Io voglio molto bene al popolo del Pd. Per sette anni ho cercato disperatamente, giorno dopo giorno, di dedicare la mia esperienza politica a loro. Dopo di che, le polemiche, le divisioni e i litigi erano la quotidianita’. Il partito novecentesco non funziona piu’. C’e’ bisogno di una cosa nuova, allegra e divertente”.

Parole che arrivano fino al Nazareno e provocano la reazione del coordinatore della segerteria e sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella: “Le tante persone che danno anima e l’anima al Pd non meritano di essere trattate come un relitto novecentesco”. Non si tratta dell’unica stoccata al Pd. “Ora che me ne sono andato, non avranno piu’ l’alibi di dire che il Pd si e’ spostato a destra perche’ ci sono io. Ora il Pd faccia il Pd”. E se a Ravenna il segretario Zingaretti e’ accolto sulle note di Bandiera Rossa, e’ solo una dimostrazione in piu’ che quello non era il suo posto: “Se devono cantare Bandiera Rossa, allora e’ meglio che tornino Speranza e D’Alema. Non so se sono piu’ intonati di me, sicuramente sono piu’ adatti”.

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Tentando di tracciare una prima bozza della nuova geografia parlamentare renziana, alla Camera, l’ex segretario dem non avrà certo il problema di dar vita subito a un gruppo parlamentare. Bastano almeno venti deputati e nella lista, già ci sono, tra gli altri, Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore, Ivan Scalfarotto, Michele Anzaldi, Roberto Giachetti, Silvia Fregolent, Marco Di Maio, Luciano Nobili, Luigi Marattin, Lucia Annibali, Mattia Mor, Nicola Carè, Massimo Ungaro, Gianfranco Librandi, Ettore Rosato, Mauro Del Barba, Maria Chiara Gadda, Vito De Filippo, Andrea Rossi. Attualmente, numeri alla mano, il Pd conta 162 parlamentari: i renziani alla Camera (fedelissimi e deputati Base riformista, la corrente guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini) sono oltre 60 su 111. Restano fuori dal “giglio magico”, invece, alcuni nomi di peso, tra cui proprio Lotti, Guerini e il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci. Lo stesso Renzi, ha annunciato che “i gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti”.

Insomma, “Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi Pd perché saranno “derenzizzati”, ha aggiunto Renzi. Circa il Senato, invece, al momento il gruppo Pd conta 51 parlamentari. E, come detto dallo stesso senatore di Scandicci, quindici hanno abbandonato il gruppo. Oggi è convocata alle 12 l’assemblea dem di Palazzo Madama proprio per fare il punto. Della squadra renziana, Intanto, ne fanno parte i senatori Francesco Bonifazi, Teresa Bellanova, Davide Faraone, Ernesto Magorno, Tommaso Cerno, Eugenio Comincini e Laura Garavini e Renzi, naturalmente.  Sul fronte governativo, a Palazzo Chigi, Renzi può contare del sottosegretario allo Sviluppo economico, Scalfatotto, della ministra delle Politiche agricole, Bellanova, e della ministra delle Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Lo stesso leader di “Italia Viva” ha precisato che la sottosegretaria Anna Ascani rimarrà nel Pd.

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Nonostante questo, Renzi dispensa rassicurazioni al suo ex partito e al Presidente del Consiglio. I gruppi parlamentari non li controllava lui e lo dimostrerebbe, dice, il fatto che “i parlamentari li ho lasciati tutti al Pd”. Nicola Zingaretti, poi, “e’ il mio ex segretario e rimane un amico”. Parole che sembrano allontanare la possibilita’ di un doppio filo tirato dal senatore di Rignano, uno per Italia Viva e uno per i suoi “lasciati a Zingaretti”. E anche sugli aministratori a lui vicini, come il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’ex premeir sottolinea: “Sindaci e amministratori e’ bene che restino li'”, nel Partito Democratico. A Conte, poi, assicura di non voler “staccare la spina. L’ho attaccata io, figuriamoci se la voglio staccare…Rischio di prendermi la scossa”. Eppure il premier si dice “perplesso” dalla singolare scelta dei tempi di Renzi. “Non credo che Conte sia in ansia”, dice Renzi augurando buon lavoro al premier. Rassicurazioni, dunque. Che pero’ non lasciano del tutto “sereni” i destinatari.

“La legislatura durera’ fino al 2023″ assicura Renzi rispondendo a una domanda, non sulla durata della legislatura, ma del governo. Dal Quirinale si segue da lontano l’evolversi della situazione che, secondo molti osservatori, non dara’ maggiore stabilita’ alla maggioranza. Nulla, tuttavia, trapela sul pensiero del Presidente della Repubblica in queste ore. Al di la’ di quello che potra’ succedere di qui a breve, Matteo Renzi ha voglia di tornare in campo da leader: la prima sfida e’ a Matteo Salvini che risponde con un messaggio Whatsapp alla richiesta di un confronto televisivo. Il primo di una lunga serie visto che ormai il leader leghista e’ ormai il bersaglio prediletto: “Mi si e’ avvicinato pensando che il leone fosse morto e si e’ preso una zampata”, spiega ricostruendo quanto e’ avvenuto prima della crisi: “Ci ha detto di alzare le terga dalla sedia e andare a Roma a votare, lo abbiamo fatto mandandolo a casa”. E si’, si e’ trattato di una “operazione di palazzo”, almeno per quel che riguarda Salvini, “una operazione Machiavellica”, sottolinea Renzi lodando, da fiorentino il fondatore della scienza politica. “Pero’ non mi basta”, aggiunge.

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