Da Sydney a New York, da Citta’ del Capo a Oslo: milioni di persone, per lo piu’ giovani, sono scese in strada per lo sciopero globale per il Clima. Greta Thunberg, anima e volto della protesta, è a New York in vista del summit Onu sul clima del 23 settembre, ed ha sostenuto che 4.638 eventi sono stati organizzati in 139 paesi per la settimana. La giovane attivista spera sia questo “il punto di svolta sociale”. E nel concreto qualcosa si muove: il governo della Germania – dove hanno marciato oltre un milione e 100mila giovani – ha annunciato un piano da 100 miliardi per il Clima; il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha promesso che la sua azienda sara’ ‘carbon free’ entro il 2030. E da lunedi’ i big del mondo si riuniranno all’Onu, a New York, a margine dell’Assemblea generale, per intervenire prima che sia troppo tardi.
“I cambiamenti climatici minacciano la pace nel mondo”, ha avvertito il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “la competizione per le risorse sta creando tensioni tra popoli e Paesi e non e’ un caso che le nazioni piu’ vulnerabili ai cambiamenti climatici siano spesso quelle piu’ vulnerabili ai conflitti e alla fragilita’”. Dopo quello dello scorso 15 marzo, che attiro’ in piazza 1,6 milioni di persone, l’evento odierno e’ il piu’ importante mai organizzato: oltre 1.240 azioni in 37 Paesi d’Europa, incluse centinaia di piazze italiane, mentre in Germania, capofila ‘verde’ dell’Europa, gli eventi previsti sono oltre 500: a detta di Fridays for Future, nella Repubblica federale sono state oltre 1,4 milione le persone scese in piazza. a Parigi, secondo Franceinfo, sono sfilate 10 mila persone, a Bruxelles 15 000.
A Londra, a quanto affermato dagli organizzatori, il numero dei manifestanti avrebbe superato i 10 mila. Negli Stati Uniti gli eventi in programma erano piu’ di 800. Sin dalle prime ore del giorno sui social sono circolate foto delle manifestazioni per il Clima sulle Isole Salomone, nel sud del Pacifico, prima nazione al mondo a dare il via allo sciopero globale, dove molti bambini in vestiti tradizionali hanno protestato, in uno dei territori piu’ esposti ai cambiamenti. Giovedì sull’isola di Tonga gli abitanti hanno preso parte ad una giornata nazionale di pulizia. In Australia piu’ di 300 mila persone sono scese in piazza in piu’ di 100 citta’ diverse, chiedendo con forza azioni piu’ decise dai governanti per arginare gli effetti estremi del riscaldamento globale, che si manifestano con maggiore frequenza nel Paese.
Insomma, in buona parte del Pianeta ha regnato lo stato d’animo di una generazione che non ci sta ad ipotecare il proprio futuro. Stato d’animo immortalato su una marea di striscioni, cartelli improvvisati, bandiere, che hanno invaso le strade di centinaia e centinaia di citta’ in decine di Paesi: “Salviamo il Mondo”, “Vogliamo acqua e aria pulite”, “Non c’e’ un Planet B”, “La Terra e’ una”, “Svegliatevi!”. Gli slogan si sono ripetuti ovunque e suonavano come un monito rivolto ai governi e ai leader mondiali che lunedi’ si ritroveranno al summit sul clima organizzato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. “I cambiamenti climatici minacciano la pace nel mondo”, e’ stato il suo grido di allarme. “E’ una corsa contro il tempo, e’ necessaria un’azione urgente se vogliamo vincere questa sfida. E dobbiamo farlo. Milioni di persone in tutto il globo lo chiedono”.
La sfida piu’ amara e’ quella che viene lanciata da Emma Linn, 18 anni, considerata la Greta canadese: ‘No Future No Children’, la sua campagna a cui stanno aderendo migliaia di giovani in tutto il mondo per dire che senza una vera svolta sul climate change non metteranno mai al mondo dei figli. Rinunceranno ad avere una famiglia, loro malgrado, se i leader del mondo continueranno a restare sordi agli appelli della scienza per azzerare al piu’ presto le emissioni di carbonio. Ma Donald Trump, uno dei principali bersagli dei manifestanti, reo di aver fatto carta straccia dell’accordo di Parigi e noto per il suo scetticismo sull’impatto delle attivita’ umane sul clima, sembra determinato a snobbare anche il summit sul clima dell’Onu.
Secondo quanto trapela infatti, il presidente americano lunedi’ sarà al Palazzo di Vetro, ma per partecipare a un incontro sulla liberta’ religiosa. E pazienza se all’atteso vertice dovrebbero presenziare leader come il britannico Boris Johnson, l’italiano Giuseppe Conte, il francese Emmanuel Macron o l’indiano Narendra Modi. Attesa all’assemblea generale delle Nazioni Unite anche Angela Merkel, il cui governo ha appena varato un piano da decine di miliardi di euro per aggredire la crisi del climate change, con un pacchetto di misure che cominceranno ad entrare in vigore dal 2021.