Il Pd verso una nuova piattaforma politica. Dem in imbarazzo su Renzi, ma “Conte può stare sereno”

23 settembre 2019

Ridefinire la piattaforma politica del Partito Democratico alla luce della nascita del governo Conte II e della scissione dei renziani. Questa, in estrema sintesi, la proposta uscita dalla direzione nazionale del Partito Democratico che si e’ appena conclusa a Roma. L’occasione per questa sorta di “congresso politico senza primarie”, come la chiama un componente della direzione, potrebbe essere la tre giorni che si terra’ a Bologna, sotto il ‘patrocinio’ di Gianni Cuperlo e della fondazione culturale dem che si e’ impegnato a costruire, e che si svolgera’ nel mese di novembre. Nel corso della sua prolusione, e’ stato il vicesegretario Pd Andrea Orlando a sottolineare che “il governo che nasce per nostra iniziativa e’ una compagine rinnovata, con un modello diverso da quello dei due vicepremier. La costante minaccia della scissione, che poi e’ arrivata, ha impedito che si preparasse con un dibattito all’altezza un passaggio cosi’ importante”.

E, dalla parte della minoranza interna, e’ stato il ministro Lorenzo Guerini a rimarcare che e’ in corso “una fase straordinaria: in un mese siamo passati dall’opposizione al governo e abbiamo subito una scissione. Ritengo imprudente aprire un congresso straordinario, ma occorre dare il senso che affrontiamo questa fase con strumenti straordinari. E’ una fase che oggettivamente cancella l’esito del congresso”. Da qui le parole di Nicola Zingaretti: dopo la nascita del governo Conte II e la scissione di Italia Viva “abbiamo bisogno delle minoranze, vedremo con quali modalita’ riorganizzare il dibattito interno. C’e’ la volonta’ di aprire una fase fondativa di un’altra stagione storica del Pd”, aggiunge il segretario aggiornando la direzione a martedi’ 1 ottobre, quando “potrebbero essere votate delle scelte”.

E così, all’indomani dell’annuncio di Matteo Renzi di creare un nuovo partito, Italia Viva, il Pd convoca una direzione nazionale, questa volta non al Nazareno, ma al centro congressi di via Cavour con all’ordine del giorno “l’analisi della situazione politica”. E arrivando alcuni esponenti pilastro del partito democratico non nascondono imbarazzo e perplessità sulla mossa del senatore toscano. Fra i più critici Rosy Bindi, che dice di non fidarsi affatto di Renzi: “Io non mi sono mai fidata, non potete chiederlo a me. Non è mai meglio una scissione. Non mi sono sorpresa, è diverso”. Ma anche Cesare Damiano punta il dito contro la decisione di Renzi: “E’ una scissione a freddo, cinica. Renzi ha fatto il pieno di ministri e sottosegretari, senza dire nulla: ha ragione Conte”.

A chi domanda se si fida ancora di Renzi, Graziano Delrio risponde così: “Non rinnego nulla dell’avventura umana e politica che abbiamo fatto insieme. Adesso le strade politicamente si separano. Politicamente credo che sia serio quello che dice, perché ha governato, e sa cosa vuol dire governare”. Tuttavia, tra gli esponenti del Pd c’è il sentimento comune che Renzi non farà saltare l’allenza al governo. Enrico Rossi, governatore della Toscana: “Lasciamo perdere la fiducia, come diceva qualcuno la politica è il fatto che si fa, il resto sono tutte chiacchiere. Auguri a Renzi che tenta di fare una sua forza, c’è uno spazio politico al centro, se riesce ad occuparlo senza danneggiare il Pd e senza ostacolare il lavoro del Pd al governo, auguri”. E il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, è sicuro della tenuta della maggioranza: “Renzi ha fatto una scelta diversa da quella del Pd, il tema è sulla maggioranza però mi sembra che Renzi sia stato chiaro su questo. Se il governo farà la fine di Enrico Letta? Non credo che ci siano minimamente le condizioni”.

 

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