Non punibile (in alcune condizioni) chi agevola suicidio. Cei, sconcerto

25 settembre 2019

“La Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale (istigazione o aiuto al suicidio ndr), a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Lo scrive in una nota l’ufficio stampa della Corte Costituzionale. La Corte era stata chiamata decidere sulla punibilita’ o meno dell’aiuto al suicidio di chi sia gia’ determinato a togliersi la vita per via incidentale nell’ambito del processo al tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, che aveva aiutato Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo, a raggiungere la Svizzera per il suicidio assistito.

La Corte ricorda poi come sia “indispensabile un intervento del legislatore”. Poi, spiega la sua decisione: “La Corte – si legge nel comunicato – ha subordinato la non punibilita’ al rispetto delle modalita’ previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalita’ di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Ssn, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”. In sostanza per la scelta dei giudici costituzionali e’ stata fondamentale la legge sul fine vita approvata nel 2017 dal Parlamento. La sentenza, spiega l’ufficio stampa della Consulta “si e’ resa necessaria per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come gia’ sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018”.

Leggi anche:
Medio Oriente, cessate il fuoco o patto di resa? Le contraddizioni nel dialogo tra Israele e Hezbollah

Infine, il richiamo al caso Cappato: “Rispetto alle condotte gia’ realizzate, il giudice valutera’ la sussistenza di condizioni sostanzialmente equivalenti a quelle indicate”. Dura la reazione della Cei. I vescovi italiani “esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale”. La Conferenza episcopale italiana commenta così la sentenza sul fine vita della Consulta. “La preoccupazione maggiore e’ relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che puo’ derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi  – conclude la Cei – confermano e rilanciano l’impegno di prossimita’ e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati”.

Associazione Luca Coscioni

“Da oggi in Italia siamo tutti piu’ liberi, anche quelli che non sono d’accordo”. Lo dichiara, Marco Cappato che ha aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera per ottenere il suicidio assistito. “Ho aiutato Fabiano perche’ ho considerato un mio dovere farlo. – aggiunge Cappato – La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. E’ una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora e’ necessaria una legge”.

Secondo l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato, “la Corte costituzionale apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi non e’ attaccato a una macchina ma e’ affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013. Mi auguro che finalmente il Parlamento si faccia vivo. Noi andremo avanti, e invitiamo a unire – conclude Gallo – le forze laiche e liberali in occasione del Congresso dell’associazione Luca Coscioni dal 3 al 6 ottobre a Bari”.

Leggi anche:
Violenza sulle donne, Amnesty: essenziale il concetto di "consenso"

Anche Beppino Englaro, il padre di Eluana, commenta la decisione della Consulta. “Marco Cappato si e’ esposto, ha avuto coraggio ed e’ stato un pioniere e quindi merita di essere ringraziato. Tutte le persone che si trovano nelle condizioni” simili a quelle in cui era Dj Fabo “gli devono un grande grazie”. “Mi auguro che adesso il parlamento legiferi secondo le indicazioni della Corte Costituzionale”, conclude Beppino Englaro.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti