Mobilità e impatto ambientale: l’emob costa la metà della benzina

30 settembre 2019

La transizione verso una mobilità elettrica – pubblica e privata – è ormai un dato di fatto: incerti possono restare ancora i tempi della sua completa diffusione a livello di mass market, non certo i suoi esiti. Ma per sostenere legislatori e amministratori nelle loro scelte di lungo periodo bisogna arrivare a misurare i benefici della mobilità sostenibile, indicandone un preciso valore economico – riconosciuto dall’intera comunità scientifica – su cui valutare le migliori opportunità. Se ne è discusso nei tre giorni di e-mob 2019, terza edizione del Festival dell’eMobility che si è svolto a Milano, a Palazzo Lombardia.

“In realtà i benefici sono assolutamente misurabili – spiega Maurizio Delfanti, amministratore delegato di Rse, Ricerca sul Sistema Energetico presente nel comitato scientifico della manifestazione – ed esiste un’ampia letteratura internazionale sul tema. Anzi vorrei che chiunque pubblichi risultati statistiche dati su questo argomento si riferisse, come facciamo noi in Rse, a delle banche dati e delle statistiche internazionali riconosciute con il metodo della ‘peer review’ cioè la revisione tra pari che è l’unico strumento che garantisce appunto di usare dati ripetibili opponibili e discutibili con terzi”.

Un’analisi Rse, condotta con la metodologia “life cycle assessment”, ha permesso di valutare i costi derivanti sia dall’inquinamento in ambito locale sia quelli derivanti dalla produzione di energia, quantificandoli direttamente in euro: se per una vettura elettrica di media taglia l’impatto è di 12 euro per ogni 1.000 chilometri percorsi, per una analoga vettura a benzina è di 22 euro, e circa 24 per un diesel. Rse ha presentato a e-mob anche i risultati di alcuni lavori svolti dal centro di ricerca di via Rubattino a Milano, tra i quali le ricerche su”l Vehicle to Grid”, ovvero sulla possibilità di stoccare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili non programmabili nelle batterie dei veicoli, così da bilanciare il carico di distribuzione in precisi momenti di necessità.

“Rse si sta occupando di vari aspetti della mobilità sia dal punto di vista dello scenario complessivo, nella capacità del trasporto elettrico di decarbonizzare il sistema complessivo, sia anche nella possibilità di utilizzare le risorse della mobilità elettrica e dello storage nelle batterie elettriche per sovvenire necessità di flessibilità del sistema elettrico stesso – dice Romano Ambrogi, responsabile Strategia e Comunicazione di Rse – Si tratta di attività che possono essere già realizzati dal punto di vista tecnologico, ma che necessitano di uno studio accurato rispetto alle esigenze del nuovo sistema elettrico: l’accoppiamento con i sistemi di micro rete e i sistemi di alimentazione domotica”.

Rse è attiva su vari fronti della mobilità sostenibile: dalla sperimentazione di colonnine di ricarica, alla ricerche sulle ricadute ambientali delle tecnologie impiegate fino al supporto alle istituzioni nella elaborazione sia delle policy sia di regolamentazione. Ma anche – in quanto realtà strutturata e articolate – con specifiche iniziative che la coinvolgono direttamente. “Nel nostro piccolo, in casa Rse abbiamo trasformato la nostra flotta aziendale usando dei veicoli integralmente elettrici o plug-in, come per esempio stanno facendo anche altre istituzioni – conclude Delfanti – Vogliamo anticipare questa transizione, e anche provarne dal punto di vista operativo i benefici: infatti la nostra infrastruttura di ricarica innovativa sarà collegata alla rete elettrica tramite la quale erogherà svariati servizi”.

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