Il sollievo per l’accordo su Brexit e’ durato meno di un week-end. Il voto di Westminster, che di fatto richiede la concessione di una nuova proroga per l’uscita del Regno Unito dall’Unione, riporta i giocatori alla casella di partenza e riapre la partita. La Camera dei Comuni britannica ha approvato con 322 voti a favore e 306 contrari il cosiddetto emendamento Letwin che rinvia il “voto significativo” sull’accordo tra governo e Ue sulla Brexit a dopo l’approvazione della legge attuativa dell’intesa. Ora il premier Boris Johnson è costretto a chiedere alla Ue un rinvio della Brexit rispetto alla data del 31 ottobre.
Infatti, Johnson ha annunciato l’invio d’una lettera senza firma all’Ue per chiedere una proroga della Brexit oltre il 31 ottobre, come imponeva il Benn Act: la legge anti-no deal approvata a settembre dai suoi oppositori in Parlamento per obbligarlo a farlo laddove un accordo di divorzio non fosse stato ratificato entro le 23 di oggi. Il premier britannico cede dopo essere stato costretto a posticipare oggi da un emendamento il voto sul suo deal, ma ribadendo che il governo la proroga non la vuole e non la ritiene necessaria. Il leader laburista Jeremy Corbyn, ha osservato: “Il parlamento ha parlato chiaro…il governo deve ora rispettare la legge. Il popolo deve avere l’ultima parola” sulla Brexit.
Intanto secondo gli organizzatori un milione di persone ha partecipato alla marcia nel cuore di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit. Ad aprire la marcia il sindaco laburista della capitale britannica, Sadiq Khan, mentre nella folla spicca un carro con le sagome di cartapesta di Johnson e del suo consigliere Dominic Cummings. La marcia è iniziata a Park Lane e il tragitto prevede il passaggio davanti a Downing Street per giungere infine al Parlamento. Per trasportare i manifestanti da tutto il Regno Unito i manifestanti hanno affittato 170 pullman, lo stesso numero di marzo, quando secondo le stime un milione di persone sfilò nel centro di Londra. Ora Bruxelles guarda di nuovo alle mosse di Londra. Domani mattina gli ambasciatori dei 27 faranno il punto della situazione: la riunione era in calendario gia’ da venerdi’ e serviva a lanciare le procedure scritte per la ratifica UE dell’accordo, spiegano fonti diplomatiche.
Ma dopo il voto di Londra evidentemente le circostanze sono cambiate. Lunedi’ sara’ il Parlamento ad analizzare il dossier: il voto di approvazione dell’accordo da parte dell’Eurocamera era fissato per giovedi’ prossimo a Strasburgo (dopo il ‘via libera’ di Westminster) ma l’esito della giornata alla Camera dei Comuni ha rovesciato il tavolo e scombinato i piani. La diplomazia Ue non nasconde una certa stanchezza per il nuovo passo indietro, dopo il ‘tour de force’ negoziale che nell’ultima settimana aveva portato all’intesa. La Commissione prende atto del voto di Westminster, conferma di attendere da Londra le prossime mosse e sottolinea che il voto sull’emendamento significa “che l’accordo di ritiro stesso non e’ stato messo ai voti oggi”. “Spetta al governo del Regno Unito informarci al piu’ presto sulle fasi successive”, ha rimarcato la portavoce di Berlaymont, Mina Andreeva. Bocche cucite in Consiglio, invece. La concessione di una nuova proroga, se richiesta da Londra, anche se non scontata e’ probabile.
Il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, dopo aver ricordato che “non e’ stata fatta alcuna richiesta di rinvio da parte del governo britannico”, aggiunge che il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, “consultera’ tutti i 27 capi di Stato e di governo”, perche’ una proroga “puo’ essere concessa solo se c’e’ unanimita’”. Lo stesso Tusk aveva lasciato una porta aperta ieri. E il ‘no’ alla eventualita’ di una proroga espressa tanto da Jean Claude Juncker che da Emmanuel Macron durante i giorni del Vertice e’ sembrata piu’ una mossa tattica per fare pressione sui deputati britannici in vista del voto che non una vera posizione politica. Tanto che la cancelliera tedesca, Angela Merkel, a margine del summit dei leader aveva smentito le ipotesi di chiusura della Ue alla concessione di una estensione, sottolineando che subito dopo il voto della Camera dei Comuni sarebbero partite le consultazioni tra i governi. Tusk nelle prossime ore fara’ un giro di telefonate per capire le posizioni delle diverse Cancellerie e gia’ domani il quadro dovrebbe essere piu’ chiaro. In attesa della lettera di Londra: che almeno faccia il primo passo.