Missione compiuta, per ora, per Ursula von der Leyen: con la fiducia dell’Europarlamento votata a larga maggioranza, a Strasburgo per la sua nuova Commissione europea, si chiude il lungo e complicato capitolo della formazione e approvazione del nuovo Esecutivo comunitario, che resta comunque un esercizio di controllo democratico senza pari nell’ordinamento nazionale degli Stati membri, e si apre un quinquennio in cui i programmi dovranno essere attuati, e le parole ispirate, le grandi ambizioni, dovranno essere convertite in fatti, ossia in decisioni, misure, politiche. La nuova Commissione si insedierà domenica prossima, con un atto altamente simbolico: nella Casa della Storia dell’Europa, a Bruxelles, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli consegnerà a von der Leyen una copia dei Trattati Ue, di cui il nuovo Esecutivo comunitario sarà il custode, in presenza della neo presidente della Bce Christine Lagarde e del neo presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Sarà la nuova Commissione all’altezza delle attese che ha generato, delle sfide che ha annunciato di voler affrontare? Si comincerà a vederlo da lunedì prossimo, 2 dicembre, quando von der Leyen inaugurerà il suo mandato recandosi a Madrid, all’apertura della grande Conferenza Onu sul Clima, la Cop 25. La strategia dello “European Green New Deal”, prima priorità di von der Leyen, sarà varata l’11 dicembre. Ma la neo presidente della Commissione probabilmente coglierà l’occasione di Madrid per anticiparla a grandi linee. Il Green New Deal è un pacchetto di misure di enorme rilevanza, un programma di transizione energetica, climatica, ambientale che comporterà una trasformazione rapida dell’intera economia, della produzione, dei trasporti, della vita urbana, e persino delle abitudini della gente. E che necessiterà di una ingente mobilizzazione e di un riorientamento di risorse e di investimenti pubblici e privati.
Solo un’altra volta, nella storia dell’Europa comunitaria, la Commissione si è fatta, con successo, promotrice un progetto mobilizzatore di importanza simile per l’intera economia continentale, quando Jacques Delors decise, a metà degli anni ’80, di lanciare l’unificazione del mercato interno entro il 1993. Ma la sfida più difficile che la nuova Commissione dovrà affrontare subito, già in dicembre, è quella del negoziato sul nuovo quadro finanziario pluriennale dell’Ue (Mff), il bilancio comunitario per il periodo 2021-2027. Il negoziato è bloccato, fra paesi che non vogliono aumentare il bilancio oltre il livello attuale, corrispondente a poco più dell’1% del Pil dell’intera Ue, nonostante il buco che lascerà la Brexit, e Stati membri più disponibili a un incremento necessario proprio per quelle sfide che la nuova Commissione ha indicato di voler cogliere. Come sempre, è quando si parla di denaro che viene messa alla prova la vera volontà politica dei governi.
Il negoziato sul bilancio durerà presumibilmente fino all’inizio dell’estate, e creerà molte tensioni. Ma il suo risultato sarà fondamentale per dare alla nuova Commissione i mezzi delle sue ambizioni, le risorse per realizzare il suo “Green New Deal”. “Il nostro bilancio dovrà essere significativamente modernizzato, non dobbiamo guardarlo come un semplice esercizio contabile”, ha sottolineato von der Leyen. Per la seconda grande priorità, quella dell’innovazione e digitalizzazione dell’economia, e di una nuova politica industriale per sostenere la leadership dell’Europa nell’economia digitale mondiale, le risorse di cui la Commissione avrà bisogno sono anche di tipo normativo. L’ambizione dell’Europa è quella di dettare al mondo le regole per l’intelligenza artificiale, per l’utilizzo dei dati, per l’uso degli algoritmi, per la “sicurezza cibernetica”, finalizzate alla “protezione dell’identità digitale” delle persone, come ha detto von der Leyen. Come, del resto, l’Ue ha già cominciato a fare con il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati (Gdpr).
La Commissione, ha promesso von der Leyen, continuerà a difendere il multilateralismo nel commercio e nell’economia globale contro le tendenze protezionistiche e nazionaliste oggi sempre più diffuse, contro “molte potenze che oggi parlano solo il linguaggio dello scontro e dell’unilateralismo”, ha detto la presidente del nuovo Esecutivo Ue, perché “il mondo ha bisogno della nostra leadership più che mai, come potenza responsabile, come forza per la pace”. Poi, in primavera, la Commissione lancerà un nuovo “Patto Ue per l’immigrazione”, che dovrà essere allo stesso tempo “umano ed efficace”, ha annunciato von der Leyen, perché l’Europa “dovrà sempre accogliere chi ha bisogno di protezione internazionale”, ma anche “assicurare che chi non ha il diritto di restare ritorni” nei paesi d’origine. La Commissione proverà di nuovo a riformare il Regolamento sull’Asilo di Dublino, dopo che gli Stati membri hanno bloccato il precedente tentativo. Un altro punto importantissimo e qualificante per il nuovo Esecutivo comunitario sarà l’azione nel campo dei diritti sociali. Se ne occuperà il commissario al Lavoro, il lussemburghese Nicolas Schmit, che avrà il compito di “combattere la povertà, a partire dall’infanzia” e di “varare un quadro per assicurare che ogni lavoratore nella nostra Unione abbia un salario minimo giusto”, come ha detto oggi von der Leyen.
Un’altra novità è l’annuncio, da parte di von der Leyen, di un grande piano contro il cancro, che sarà lanciato dalla nuova commissaria alla Salute, la cipriota Stella Kyriakides. Altre priorità sono note, sono quelle che la Commissione uscente ha realizzato solo in parte, e che vanno ora completate: l’Unione bancaria, con la garanzia comune sui depositi ancora mancante; l’Unione dei mercati dei capitali; il completamento e rafforzamento (comprese le riforme su cui si negozia da anni) dell’Unione economica e monetaria. Non è chiaro se si riuscirà a rivedere le regole di bilancio nel senso voluto dal neo commissario italiano agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che perora l’esclusione degli investimenti pubblici “verdi” dal computo del deficit ai fine del rispetto del Patto di Stabilità. C’è, infine, in prospettiva, il nuovo cantiere della “Conferenza sul futuro dell’Europa”, che cercherà di democratizzare ulteriormente le istituzioni europee e ravvicinarle ai cittadini. La nuova Commissione lavorerà a questo scopo on il Parlamento europeo, ha promesso von der Leyen. askanews