Cinquanta anni fa, il 12 dicembre del 1969, la strage di piazza Fontana a Milano, il più grave atto terroristico che l’Italia repubblicana avesse conosciuto fino a quel momento. Alle commemorazioni dei 17 morti nell’esplosione della bomba nei locali della Banca Nazionale dell’Agricolturae è intervenuto anche Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha incontrato i familiari delle vittime e anche Licia Rognini, vedova di Giuseppe Pinelli, e Gemma Calabresi, vedova del commissario
Luigi ucciso in un’attentato nel 1972. “Siamo qui, oggi – ha detto Mattarella – perché avvertiamo il dovere di ricordare, insieme, avvenimenti per i quali si è fatta
verità e si è cercata giustizia, tra difficoltà e ostacoli, e sovente giungendo a esiti insoddisfacenti. L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura”.
In uno dei suoi passaggi Mattarella ha parlato dei depistaggi che segnarono le indagini sulla strage. “L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole. un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali a reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione. Disegno che venne sconfitto”. E rivolgendosi ai parenti delle vittime, Mattarella ha detto: L’italia vi è debitrice e ci sientiamo legati a un vincolo morale. “Forze sociali, Parlamento, Governo, seppero reagire, dando vita – ha ricordato Mattarella – a una intensa fase di riforme sociali, economiche, civili, nella vita del Paese. Dalla legge sullo Statuto dei Lavoratori ai provvedimenti per istituire le Regioni ordinarie, nel maggio 1970. Ancora: la legge per la tutela delle lavoratrici madri, il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, gli organi democratici nella scuola, la maggiore età a 18 anni, il nuovo diritto di famiglia; in un disegno ampio di coesione e di inclusione sociale”.
Il terrorismo “continuò tuttavia – e forse anche per questo – a uccidere in quegli anni, strappando vite di cittadini inermi e servitori della Repubblica, come avvenne con le stragi di Peteano, di Brescia, di Bologna, nel vano tentativo di provocare, nella pubblica opinione, un riflesso disperato all’inseguimento di una sicurezza purchessia, disposto a barattare democrazia con ordine presunto e malinteso. La democrazia si dimostrò, al contrario, forte. In grado di battere il terrorismo, con gli strumenti propri di uno Stato di diritto, senza rinunciare mai al rispetto dei diritti fondamentali della persona. Sono i valori della nostra Costituzione. Il ricordo delle vittime di piazza Fontana sollecita ancor di più la Repubblica ad affermarne la permanente validità.