Un team di ricercatori, capitanato dall’Università di Cambridge, ha condotto una tra le più complete indagini sulla composizione chimica e atmosferica degli esopianeti. Ciò che è emerso dai risultati potrebbe avere risvolti importanti sulla formazione planetaria e sulla ricerca di acqua nel Sistema Solare e oltre. Analizzando 19 esopianeti, ognuno con caratteristiche e dimensioni diverse, – si legge su Global Science, il quotidiano online dell’Agenzia spaziale italiana – è emerso che la quantità di acqua presente è molto inferiore alle aspettative. I mondi extrasolari in questione variano da ‘mini-Nettuno’ a ‘Super-Giove’ con temperature che vanno dai 20°C a oltre 2000°C. Le loro atmosfere sono ricche di idrogeno, proprio come le atmosfere dei pianeti giganti nel Sistema Solare, ma orbitano attorno a stelle diverse.
Combinando i dati ottenuti dai telescopi Hubble e Spizter e dagli osservatori a Terra quali il Very Large Telescope del Cile e il Gran Telescopio Canarias nelle isole Canarie, il team di ricerca ha rilevato la presenza di vapore acqueo in 14 dei 19 pianeti e un’abbondanza di sodio e potassio in 6 pianeti. È comune riscontrare negli esopianeti la presenza di vapore acqueo, però le quantità rilevate risultano essere molto inferiori rispetto a quanto si ci attendesse, così come la presenza di ossigeno. Al contrario, altri elementi chimici come sodio e potassio sono stati riscontrati in percentuali in linea con le aspettative del team. I risultati suggeriscono che la scarsa presenza di ossigeno rispetto ad altri elementi fornisce indizi importanti sulla formazione di questi esopianeti, che potrebbero essere ‘nati’ senza un sostanziale accrescimento del ghiaccio.
“Al di là delle aspettative, essere riusciti a misurare la presenza di questi elementi chimici in atmosfere di mondi lontani è qualcosa di straordinario, considerando che non siamo stati ancora in grado di fare lo stesso per i pianeti giganti nel nostro Sistema Solare, tra cui Giove, il nostro ‘vicino gassoso'”, ha affermato Luis Welbanks, autore principale dello studio. I risultati, pubblicati su “Astrophysical Journal Letters”, sfidano gli attuali modelli teorici sulla formazione dei mondi extrasolari, evidenziando che i diversi elementi chimici non possono più essere considerati ugualmente abbondanti nelle atmosfere planetarie. Lo studio fa parte di un programma di ricerca quinquennale, progettato per studiare le composizioni chimiche degli esopianeti. Pertanto, il team ha già stabilito quali saranno gli obiettivi di ricerca futuri. “Non vediamo l’ora di aumentare la quantità dei campioni esaminati”, afferma Welbanks. “Inevitabilmente, ci aspettiamo di trovare altri valori anomali rispetto alle teorie attuali e alle misurazioni effettuate. Dato che l’acqua è un ingrediente chiave per l’abitabilità sulla Terra, è importante sapere quanta acqua si può trovare nei sistemi planetari oltre il nostro”.