Jebreal, censurata perché la mia diversità fa paura
La giornalista: “Avrei parlato di violenza sulle donne, sogno un’Italia inclusiva”
“Qualcuno si e’ spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un’Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace”. Cosi’ la giornalista Rula Jebreal, intervistata da Repubblica in merito alla sua esclusione dal Festival di Sanremo. “In Rai c’e’ un brutto clima, e gli attacchi sono partiti da persone vicine a Matteo Salvini”, dice Jebreal. “Trasmettono un’immagine chiusa, vecchia dell’Italia. Cosa vuol dire essere italiani? Avere tutti la pelle dello stesso colore e le stesse idee? L’Italia che noi sogniamo per i nostri figli e’ un paese collegato al resto del mondo. E’ un’Italia in cui c’e’ posto per Salvini ma anche per Liliana Segre e, se permettete, per Rula Jebreal”.
“Ho solidarizzato con Giorgia Meloni quando ha subito insulti misogini. Non vorrei che donne prestigiose e testimoni di violenza si sentissero allontanate dalle nostre manifestazioni piu’ importanti”, prosegue Jebreal. “Mia madre si e’ suicidata dopo aver subito uno stupro. Penso sempre a lei quando visito i paesi in guerra. Sono stata la prima donna inviata dal New York Times in Siria dopo lo scoppio del conflitto”. Al Festival “avrei fatto un monologo sulla violenza contro le donne. Sanremo sarebbe stata un’occasione ideale di apertura al mondo su tematiche che non sono ne’ di destra ne’ di sinistra”. Il no definitivo della Rai, racconta, e’ arrivato “sabato scorso. Mi hanno telefonato pregandomi di fare io il passo, di rinunciare spontaneamente. Mi sono rifiutata. Gli ho mandato un messaggio scritto: se volete censurarmi dovete essere voi ad assumervene la responsabilita’. Amadeus non ha nessuna colpa. Mi auguro che riesca a portare avanti il suo bellissimo progetto”.