Scampati a roghi, i koala sono vittime di alluvioni

Per gli animali salvati si pone il problema del loro ricollocamento sull’isola

koala

Fino a poche ore fa koala e altri animali scappavano dalle fiamme e ora sono trascinati nell’acqua dalle piogge torrenziali che si sono abbattute su alcune aree dello stato del Nuovo Galles del Sud. Due facce della stessa medaglia, quella dei cambiamenti climatici, che da settembre sta investendo in pieno le regioni orientali e meridionali dell’Australia, con un bilancio di 28 morti e un miliardo di animali uccisi. Che siano fiamme o fiumi d’acqua, e’ corsa contro il tempo per salvare il maggior numero possibile di animali. I media locali riferiscono da una parte di “scene apocalittiche” sull’isola dei Canguri e dall’altra un”Arca di Noe’ in alcune zone della regione flagellata in contemporanea da incendi e alluvioni. Foto e video diffusi dalla stampa e sui social mostrano koala zuppi d’acqua che si arrampicano sugli alberi di gomma per non essere trascinati dalle acque nel Parco dei rettili, sulla costa orientale a nord di Sydney. In immagini pubblicate dalla direzione del parco si vedono alcuni operatori, acqua fino alle ginocchia, che tengono in braccio marsupi e altri animali per salvarli.

Cercano anche di impedire la fuga degli alligatori, dopo che il livello della laguna in cui vivono si e’ innalzato velocemente, al limite delle barriere di sicurezza. “E’ incredibile, solo la scorsa settimana ci stavamo adoperando contro gli incendi boschivi e ora ci troviamo in situazione di emergenza per salvare il parco e i suo occupanti da fiumi d’acqua”, ha riferito il direttore Tim Faulkner, precisando di non aver visto alluvioni di tale entita’ da almeno 15 anni. La pioggia, attesa per molte settimane come una manna dal cielo per spegnere o contenere gli incendi, sta causando ingenti danni alla natura. Le autorita’ del Nuovo Galles del Sud confermano una “moria di pesci” in particolare nei fiumi Macleay e Hastings come nel lago di Tilba, prima a causa del manco di ossigeno nell’acqua durante gli incendi e ora per le ceneri dei fuochi cadute nei fiumi con le violente piogge. La morte di centinaia di migliaia di pesci di varie specie – triglie, aringhe, gobioni, pesci gatto – e’ stata accertata da ambientalisti e soccorritori, che per decine di chilometri non hanno piu’ trovato alcun pesce vivo nei fiumi, ma solo rami spezzati, fogliami e ammassi di ceneri. Un vero e proprio disastro ambientale che avra’ conseguenze decennali sulla fauna e la flora dei corsi d’acqua dolce dello stato australiano.

L’ultimo avvenimento di questa portata risale agli incendi del 1939 che decimarono la popolazione di pesci del fiume Lachlan, mai ricostituita. Piogge torrenziali non hanno permesso di spegnere le fiamme ovunque, con decine di focolai ancora accesi e incontrollabili in piena estate australiana. Una gran parte del Nuovo Galles del Sud brucia ancorae mette a rischio la vita di milioni di animali, come sull’isola dei Canguri, a 45 minuti di nave da Adelaide (Sud). Prosegue, in quella che viene chiamata la “Galapagos d’Australia”, la missione di esperti per ritrovare e salvare esemplari di varie specie sopravvissuti alle fiamme. “Quando siamo arrivati qui pensavamo che tutti gli animali fossero morti, eppure ogni giorno abbiamo trovato qualche sopravvissuto. E’ una corsa contro il tempo: ogni giorno che passa diminuisce la possibilita’ di sopravvivenza di quanti sono feriti, con danni irreversibili ai loro organi”, ha riferito Kelly Donithan della Humane Society International. Ora le ricerche si concentrano sugli animali di piu’ grande dimensione, a cominciare dai koala, mentre sono quasi a zero le speranze di ritrovare in vita il pregiato calyptorhynchus lathami halmaturinus, sottospecie del cacaotes del Latham, scomparso sul continente.

A rischio estinzione anche i dasiuridi, piccoli topi marsupiali di colore grigio, rimasti solo in 500 prima degli incendi, soprattutto nell’ovest dell’isola, quella maggiormente divorata dalle fiamme. Trovare koala in vita e’ cruciale per il futuro della specie, in quanto quelli che vivono sull’isola dei Canguri – 50 mila di cui la meta’ sarebbe morta – sono l’unica popolazione australiana non affetta dalla chlamydia, infezione sessualmente trasmissibile e letale per i marsupi. I koala soccorsi finora si trovano in un parco improvvisato in loco, dove quello piu’ gravemente feriti sono sottoposti all’eutanasia. E adesso per gli animali finora salvati, circa 800, dopo la distruzione del loro storico habitat si pone il problema del loro ricollocamento futuro sull’isola, in quanto difficilmente possono essere portati via. Intanto i militari venuti in soccorso dei locali continuano a recuperare carcasse e scavano buche profonde in cui gli animali morti vengono seppelliti. Secondo dati diffusi dal Guardian, nei devastanti incendi e’ andato in fiamme l’80% delle Blue Mountains, famose per i suoi eucalipti, e il 50% delle foreste subtropicali di Gondwana, entrambe patrimonio mondiale. Il rapporto e’ stato stilato sulla base dei registri dei governi del Nuovo Galles del Sud e del Queensland. “Ti spezza il cuore. E’ inquietante e spaventoso”, ha commentato Mark Graham, ambientalista del Consiglio per la conservazione della natura del Nsw, lo stato australiano che ha Sydney come capitale, quello maggiormente flagellato.