Trump si autocelebra con occhio a elezioni. E minaccia Maduro

5 febbraio 2020

E’ anno elettorale e un Donald Trump che si prepara ad affrontare a novembre la battaglia per la rielezione è già in piena campagna elettorale. Così, il discorso sullo Stato dell’Unione del numero uno della Casa bianca del 2020 è stato un’iperbolica celebrazione del “Grande ritorno americano” prodotto dalla sua Amministrazione, un’autocelebrazione funzionale al percorso che, nelle intenzioni di Trump, lo porterà a sedere per un altro quadriennio sulla più ambita poltrona della politica mondiale. Trump, però, non si è limitato a questo. Anche col linguaggio del corpo ha segnalato la sua distanza con chi si oppone a lui: non ha avuto la cortesia istituzionale di dare la mano alla presidente della Camera dei Rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi, sua acerrima avversaria nel procedimento di impeachment che dovrebbe vederlo assolto domani. E lei, che solitamente non si fa saltare la mosca al naso, ha teatralmente stracciato le pagine su cui era scritto il discorso più importante dell’anno del presidente degli Stati uniti. 

I contenuti del discorso, il più politico della storia americana hanno scritto i media Usa, non hanno rappresentato una sorpresa, anticipati come sono dai continui tweet che ogni giorno Trump diffonde sul suo social network preferito. Trump ha fatto un quadro della situazione americana idilliaco: mai negli ultimi 70 anni la disoccupazione è stata così bassa; mai tanti americani hanno potuto rinunciare all’aiuto del welfare perché ora ce la fanno da soli; mai la povertà degli afro-americani è scesa tanto; mai i disabili hanno trovato tanti posti di lavoro; mai i giovani, mai le donne, mai i cittadini con bassa scolarizzazione hanno potuto trovare sistemazioni in tale numero; e via dicendo. In “soli tre anni” sono stati creati – a dire di Trump – sette milioni di nuovi posti di lavoro. “Tre anni fa avevamo lanciato il grande ritorno americano. Stasera sono di fronte a voi per condividere incredibili risultati. C’è un boom di occupazione, i redditi stanno volando, la povertà sta crollando, il crimine è in caduta, la fiducia cresce e il nostro paese prospera ed è di nuovo altamente rispettato! I nemici dell’America sono in fuga, le fortune dell’America crescono e il futuro è luminoso”, ha affermato con proprio un filo di retorica.

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“Gli anni della decadenza economica – ha proseguito – sono finiti. I giorni in cui il nostro paese era usato da altre nazioni per avvantaggiarsene e anche per umiliarlo è ormai da tempo alle nostre spalle. Sono anche finite le vuote promesse, le riprese economiche senza lavoro, le stanche banalità e le scuse costanti per il saccheggio della ricchezza, del potere e del prestigio americani”. Questo il tenore del discorso. Poco nulla sui suoi più implacabili nemici, i democratici, riguardo ai quali ha comunicato prevalentemente col linguaggio del corpo: per gran parte del discorso si è visibilmente diretto esclusivamente ai repubblicani, piegandosi in modo da non guardare il lato democratico dell’Aula. Tuttavia un cenno indiretto quando ha detto che non consentirà mai “al socialismo di distruggere la sanità americana”. La stilettata appare soprattutto ai candidati più di sinistra alla corsa presidenziale, come Bernie Sanders. Per quanto riguarda la politica estera e di sicurezza, Trump ha rivendicato lo stanziamento di 2.200 miliardi di dollari per i militari “al fine di salvaguardare la libertà americana”, l’uccisione del leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi, la lotta contro il terrorismo (“Il nostro messaggio ai terroristi è chiaro: non scapperete mai alla giustizia americana. Se attaccate i nostri cittadini, perdete la vostra vita”).

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Ha minacciato il presidente venezuelano Nicolas Maduro, promettendo che la sua “tirannia” sarà “schiacciata”. Ha rivendicato l’accordo commerciale di primo livello con la Cina, contro la quale aveva imposto massicci dazi per “il massiccio furto di lavori americani” e, dopo il momento del confronto, ha affermato di avere ora con il presidente cinese Xi Jinping e Pechino “la migliore relazione di sempre”. Probabilmente, più significativi del discorso stesso, tanto scontato quanto iperbolico, sono stati i momenti in cui Trump ha accordato tributi a ospiti esterni. Come quando ha orchestrato un commovente incontro tra un soldato rientrato dall’Afghanistan e la moglie e i figli, ignari del suo rimpatrio. L’altro importante momento è stata la consegna della “Medal of Freedom” alla star dei media conservatori, Rush Limbaugh, effettuata dalla First Lady Melania. Quest’ultimo è stato un colpo di scena non preannunciato e una mossa del tutto nuova durante questo importante evento annuale. “Qui stanotte c’è un uomo speciale, amato da milioni di americani che hanno ricevuto una diagnosi di cancro avanzato alla fase 4. Questa non è una buona notizia, ma quella che è una buona notizia è che lui è il nostro grande combattente e vincitore mai incontrato” ha detto il presidente, rigraziando il suo amico Limbaugh per la sua devozione al paese. askanews

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