Coronavirus, ora anche l’Europa è in allerta e prepara test a tappeto. Auto quarantena per eurodeputati da Nord Italia

Coronavirus, ora anche l’Europa è in allerta e prepara test a tappeto. Auto quarantena per eurodeputati da Nord Italia
L'europarlamento
26 febbraio 2020

Dopo la diffusione del coronavirus in alcune aree dell’Italia, dove fino a ieri erano stati compiuti circa 8.600 tamponi, anche il resto d’Europa si attiva in maniera più capillare nel tentativo di contenere una temuta epidemia. Con indagini e test che potrebbero cambiare entro pochi giorni i numeri del contagio al di fuori dei nostri confini nazionali, se si confermerà valida la teoria che l’Italia ha più casi di contagio perchè li ha “cercati” con test a tappeto. Il primo segnale arriva proprio dal parlamento europeo. Con una “raccomandazione dei Questori” del Parlamento europeo “basata su consulenza del servizio medico”, sono state estese oggi agli eurodeputati che hanno viaggiato nelle regioni interessate dall’epidemia di coronoavirus in Nord Italia (oltre che in Cina e nei paesi asiatici più colpiti) le stesse consegne di auto quarantena che erano state emanate per funzionari e impiegati dell’Istituzione, con una circolare della Direzione Generale del Personale, lunedì scorso.

Trattandosi di raccomandazioni, in questo caso, tuttavia, l’auto quarantena per gli eurodeputati è un “consiglio” e non un ordine, hanno fatto notare fonti del Parlamento europeo. In pratica, si chiede a tutti gli europarlamentari che hanno viaggiato negli ultimi 14 giorni in territori in cui ci sono focolai del coronavirus (Cina continentale, Hong Kong, Macao, Singapore, Sud Corea e le regioni italiane Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto), se stanno bene, non riscontrano sintomi del contagio e non hanno avuto contatti con possibili persone infette, di restare a casa in auto-isolamento, di non recarsi nelle sede del Parlamento europeo (neanche per farsi visitare dal servizio medico) e di continuare la loro attività possibilmente ricorrendo al telelavoro, monitorando la propria salute e misurando la temperatura corporea due volte al giorno per 14 giorni. Potranno tornare al lavoro dopo 14 giorni e dopo aver ricevuto un nulla osta dal medico.

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Nel caso, invece, in cui siano apparsi i sintomi del Coronavirus Covid-19, e si sospetti di aver avuto contatti nei paesi visitati con possibili portatori del virus, gli eurodeputati sono invitati non solo a non andare in ufficio, ma a contattare urgentemente il proprio dottore o per telefono il servizio medico, per sottoporsi alle cure del caso, e a non tornare al Parlamento europeo prima di aver ricevuto il nulla osta del medico. Queste consegne valgono anche per gli assistenti degli europarlamentari. Intanto, migliaia di cittadini britannici saranno testati a partire dalle prossime ore, nel timore che l’esplosione di casi di coronavirus in Europa possa coinvolgere anche il Regno Unito, spiega oggi il Telegraph, che parla di un’accelerazione della risposta alla crescente minaccia. Le autorità starebbero anche prendendo in considerazione la chiusura delle scuole e restrizioni sui trasporti. D’altra parte, sottolinea la Bbc, il governo di Londra è “ben preparato” ad affrontare eventuali casi di contagio, sebbene al momento ritenga il rischio “basso”.

Downing Street ha dichiarato che il 99% delle persone testate nel Regno Unito fino a questo momento è risultato negativo. In realtà la Gran Bretagna ha già effettuato migliaia di test. Fino a lunedì nel Paese erano stati compiuti 6.536 tamponi: 6.527 sono risultati negativi, ha detto il Dipartimento della Salute. Il numero totale di casi positivi negli ultimi due giorni è salito a 13 dopo che quattro passeggeri in crociera sono tornati in Gran Bretagna con il virus. In Francia, il ministro della Sanità Olivier Véran – pur avvertendo sui rischi di un’epidemia – ha sostenuto ieri che il coronavirus è rimasto “alle porte” del Paese. Ma subito dopo Parigi ha annunciato due nuovi casi, oggi altri tre (e tra questo un morto), portando il bilancio a 17 contagi confermati e due decessi.

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La preoccupazione è particolarmente alta nelle Alpi Marittime a causa della vicinanza di questo dipartimento con l’Italia. Lunedì, l’Agenzia sanitaria regionale (ARS) della Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Paca) ha annunciato che il Centro ospedaliero universitario (CHU) a Nizza sarà equipaggiato “nelle prossime ore” con kit di screening. Lo stesso sarà fatto al Marsiglia Hospital Institute (IHU), l’unico servizio nella regione finora autorizzato a questo tipo di diagnosi. Roma, 26 feb. (askanews) – E Véran tre giorni fa aveva affermato che il numero di laboratori dotati di test diagnostici sarà aumentato “per raggiungere una capacità di diverse migliaia di test al giorno e su tutto il territorio, contro i 400 di oggi”. “Stiamo anche continuando a indossare maschere”, ha aggiunto.

Contattato da askanews oggi, il ministero della Sanità francese ha risposto che “non vengono forniti dati sui test effettuati” e ha rimandato per eventuali sviluppi al briefing di aggiornamento. Secondo il deputato e consigliere del dipartimento delle Alpi Marittime, Eric Ciotti, comunque il “ritardo” assunto da Parigi nella gestione di questo dossier rappresenta un problema. Ciotti ha chiesto “azioni” all’esecutivo, tra cui “l’istituzione di test presso l’Ospedale Universitario di Nizza, che al contrario sono stati rinviati fino al prossimo lunedì”. La Germnaia da parte sua non fornisce dati sui test di depistaggio effettuati, mentre in Spagna diversi grandi ospedali spagnoli hanno iniziato a cercare il coronavirus in pazienti ricoverati nei centri per polmonite bilaterale, che non presentano altri problemi di salute o concause, come pneumococco o complicanze influenzali, come confermato a El Pais da alcune fonti sanitarie locali.

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Gli Stati uniti invece hanno pronto un accurato piano di contrasto alla diffusione del virus. Sei laboratori di Sanità pubblica americana prevedono di iniziare a monitorare la popolazione questa settimana. Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha affermato che il rischio del virus rimane ancora basso, ma l’attivazione della rete di sorveglianza delle malattie consentirà al Centro e ad altri funzionari della Sanità pubblica di monitorare la situazione. I sei laboratori – a San Francisco, Los Angeles, Seattle, Chicago e New York – fanno già parte della rete nazionale di sorveglianza dell’influenza e conducono un monitoraggio regolare di tutti i tipi di virus. Nei laboratori, i campioni di persone malate vengono testati per vari agenti patogeni, creando un quadro generale di quante malattie si stanno diffondendo nella comunità.

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