Commissione Ue vara la legge sul clima ma Greta la stronca

5 marzo 2020

La Commissione europea ha varato a Bruxelles la sua attesa proposta per una “legge europea sul clima”, che sancisce l’impegno politico dell’Ue per raggiungere la “neutralità climatica” (emissioni zero nette di gas serra) entro il 2050. La legge europea sul clima stabilisce quest’obiettivo in modo giuridicamente vincolante e traccia la rotta che dovranno seguire tutte le politiche dell’Ue per conseguirlo, garantendo prevedibilità alle autorità pubbliche, alle imprese e ai cittadini. La proposta è stata però immediatamente criticata, proprio mentre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen la presentava alla stampa, dall’attivista svedese leader del movimento dei giovani contro i cambiamenti climatici, Greta Thunberg. Greta, che ha partecipato alla riunione coi commissari europei a Bruxelles in cui è stata varata la proposta di legge, ha fatto un intervento durissimo, e pienamente nel suo stile, davanti alla commissione Ambiente del Parlamento europeo. La legge sul clima, ha detto, “è una resa”. “Con le vostre vuote parole pensate che la crisi possa essere superata; questo deve finire. Dobbiamo cominciare a tagliare le emissioni drasticamente alla fonte e immediatamente, e non con questi vostri lontani obiettivi”, ha detto la giovane attivista rivolta alle istituzioni europee.

In effetti, quello che manca nella proposta di legge europea è l’adattamento degli obiettivi climatici che erano stati già fissati due anni fa per il 2030 (riduzione delle emissioni al 40% rispetto al 1990, con aumento dell’efficienza energetica e del consumo di energia da fonti rinnovabili) al nuovo ambizioso traguardo per il 2050. La Commissione, che è favorevole a fissare come nuovo obiettivo per le emissioni al 2030 una riduzione al 50-55 per cento, ha preferito rimandare questa decisione a settembre, facendola precedere da una “analisi d’impatto”. Uno schiaffo per il movimento ambientalista, che chiedeva di fissare già ora gli obiettivi da raggiungere entro i prossimi 10 anni, e di portare la riduzione delle emissioni “almeno al 65%”. La proposta di legge europea sul clima prevede misure per verificare i progressi compiuti e adeguare di conseguenza ulteriori interventi per correggere la rotta, nel quadro del processo già esistente di “governance” dei piani nazionali per energia e clima degli Stati membri, e tenendo conto delle relazioni periodiche dell’Agenzia europea dell’ambiente e dei più recenti dati scientifici.

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I progressi saranno verificati ogni cinque anni, in linea con quanto prevede l’Accordo Onu di Parigi sul clima. Entro giugno 2021 la Commissione esaminerà e, se del caso, proporrà di rivedere tutti gli strumenti politici necessari per conseguire le riduzioni supplementari previste per il 2030. Per il periodo 2030-2050 la Commissione propone di predisporre una traiettoria di riduzione delle emissioni di gas serra, in modo da poter misurare i progressi compiuti e garantire prevedibilità alle autorità pubbliche, alle imprese e ai cittadini. Entro settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà la coerenza delle misure nazionali e a livello Ue rispetto all’obiettivo della neutralità climatica e alla traiettoria per il periodo 2030-2050. La Commissione potrà formulare “raccomandazioni” per gli Stati membri che non interverranno con misure adeguate a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica, i governi nazionali dovranno tenere conto delle raccomandazioni o spiegare le loro motivazioni se omettono di farlo. Gli Stati membri saranno tenuti anche a predisporre e attuare strategie di adattamento per rafforzare la capacità di resistenza dei loro territori e ridurre la vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti climatici. La Commissione potrà inoltre riesaminare l’adeguatezza della traiettoria e le misure adottate al livello dell’Unione.

“Oggi passiamo dalle parole ai fatti, per mostrare ai nostri concittadini europei che siamo seriamente intenzionati ad azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050″, ha spiegato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione responsabile per il Green Deal europeo, durante una conferenza stampa in cui ha presentato la legge europea sul clima. “E’ anche un messaggio destinato ai nostri partner internazionali – ha continuato Timmermans -, per far sapere loro che è arrivato il momento di puntare più in alto nel perseguire i nostri obiettivi comuni dell’accordo di Parigi. La legge sul clima ci consentirà di mantenere con rigore l’impegno e di restare sulla buona strada, e ci impegnerà a rispondere dei risultati”. Quanto alle critiche di Greta, Timmermans ha riferito che durante la discussione in Commissione lui e la giovane attivista hanno espresso i propri punti di vista, che gli obiettivi sono comuni, ma che “lei è più ambiziosa”, perché si basa su un approccio chiamato “carbon budget”.

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“Ho detto a Greta che noi ci basiamo su un approccio diverso, e siamo più ottimisti di lei sulle potenzialità delle nuove tecnologie. Ma senza di lei e la mobilitazione che lei ha suscitato di due generazioni di giovani, oggi non avremmo discusso e varato questa legge sul clima”, ha concluso il vicepresidente della Commissione. L’approccio del “carbon budget”, in sostanza, calcola in modo preciso la quantità di gas serra da emettere in un dato periodo, globalmente, e da non superare, in funzione della limitazione del riscaldamento globale che si vuole conseguire. E’ un sistema scientificamente più rigoroso, che però risulta troppo rigido per la logica negoziale che deve applicare la Commissione per cercare di convincere tutti gli Stati membri e il mondo economico ad aderire al “Parigi”. Di qui la critica di Greta, diretta e impietosa: “La natura non negozia, non potete fare un accordo con la natura”, ha sottolineato, concludendo il suo intervento al Parlamento europeo. askanews

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