Il premier Giuseppe Conte ha annunciato inasprimento per le norme contro il diffondersi del contagio del coronavirus. “Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare: ‘Io resto a casa’. Non ci saranno zone rosse o zone gialle, ma tutta l’Italia sarà zona protetta, Saranno consentiti gli spostamenti solo per motivi inderogabili di lavoro, e di salute. E saranno vietati gli assembramenti”. Il premier ha poi fatto riferimento alle scene viste in questi giorni, con la movida notturna che iun molte città come Roma non si è fermata. Il provvedimento sarà pubblicato subito dopo la firma in Gazzatta ufficiale e pertanto sarà in vigore da domani.
Al momento non è stata prevista una limitazione dei trasporti pubblici, ha detto Conte, sottolineando che “vogliamo garantire la continuità del sistema produttivo, dobbiamo consentire alle persone di andare a lavorare”. Ma ha puntualizzato che “a questo punto non c’è ragione per cui proseguano le competizioni sportive, perchè prosegua il campoinato di calcio. I tifosi ne prendano atto”. Conte ha informato le opposizioni dei contenuti del nuovo Dpcm già oggi pomeriggio: “Ho sentito le opposizioni, domani le vederemo anche sulle questioni economiche. Il mio auspicio è senz’altro di coinvolgere anche le opposizioni. La responsabilità è la nostra ma è giusta che le opposizioni possano condividere queste misure. Siamo tutti sulla stessa barca”, ha detto il premier.
Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha confermato la chiusura delle scuole in tutta Italia fino al 3 aprile, annunciata in precedenza dallo stesso premier. “Già dalle prossime ore – ha scritto il ministro – forniremo a tutti informazioni più dettagliate, come abbiamo fatto in questi giorni. E’ una misura dolorosa, ma necessaria, che condivido. Mi impegno a stare ancora più vicino a studenti e personale scolastico. Andremo avanti affrontando insieme questa emergenza. Le attività si sospendono, ma la #scuolanonsiferma”.
VERSO LA PANDEMIA
“Il 93% di tutti i casi di coronavirus registrati nel mondo riguarda solo quattro Paesi”: lo ha precisato oggi il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo aver definito “molto reale il rischio di una pandemia” a fronte di “oltre 100.000 casi in 100 Paesi”. “E dei quattro Paesi che contano il maggior numero dei casi, la Cina sta portando sotto controllo l’epidemia di Covid-19 e ora si registra un calo di nuovi casi in Corea del Sud”, ha aggiunto, sottolineando che “la regola del gioco è: non mollare mai”.
Risultati che si possono ottenere “solo un’azione aggressiva, da adottare il prima possibile”, perché “misure incerte lasciano la porta socchiusa al coronavirus”.
IL BOLLETTINO
Intanto, in Italia arriva l’ultimo bollettino della Protezione civile. Sono 7.985 i malati per coronavirus, con un incremento di 1.598 persone rispetto a ieri. I casi totali salgono così a 9.172 nel nostro Paese, 1.797 più di ieri. Di questi, appunto, 7.985 sono quelli attualmente positivi, 724 il totale dei guariti (+102 su ieri) e 463 le vittime (+97). I ricoverati con sintomi sono 4.316, quelli in terapia intensiva sono 733 e 2.936 sono in isolamento domiciliare.
Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 4.490 in Lombardia (con 646 guariti e 333 deceduti), 1.286 in Emilia-Romagna (con 30 guariti e 70 deceduti), 694 in Veneto (30 guariti 20 deceduti), 337 in Piemonte (13 deceduti), 313 nelle Marche (10 deceduti), 206 in Toscana (un guarito e un deceduto), 94 nel Lazio (3 guariti e 5 deceduti), 119 in Campania (1 guarito), 97 in Liguria (5 guariti e 7 deceduti), 89 in Friuli Venezia Giulia (3 guariti e 1 deceduto), 52 in Sicilia (con 2 guariti), 46 in Puglia, 33 nella Provincia autonoma di Trento, 30 in Abruzzo, 28 in Umbria (con un guarito e 3 vittime), 14 in Molise, 19 in Sardegna, 15 in Valle d’Aosta, 9 in Calabria (con 2 guariti), 9 nella Provincia autonoma di Bolzano e 5 in Basilicata.
Sono 724 le persone guarite. I deceduti sono 463, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli ha precisato che sono deceduti in prevalenza pazienti fragili e con pluripatologie: “Per i decessi l’1% è nella fascia di età 50-59, il 10% 60-69 anni, 21% tra 70-79, 44% 80-89 anni, 14% ultra 90enni”.
PAZIENTE UNO
Il cosiddetto “paziente 1” di Coronavirus in Italia, cioè il 38enne di Codogno che era ricoverato in terapia intensiva al San Matteo di Pavia, “è stato trasferito a quella sub-intensiva. È stato cioè ‘stubato’ in quanto ha iniziato a respirare autonomamente”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, durante un collegamento in video per fare il punto sull’emergenza Coronavirus.
CHIESE CHIUSE
La Conferenza Episcopale Italiana dal canto suo, comunica lo stop a tutte le messe nel Paese. Niente celebrazioni civili, religiose, nemmeno esequie funebri. Né festive, né feriali, nemmeno con la ‘giusta distanza’ di almeno un metro. Almeno fino al 3 aprile. La Cei sottolinea l’ulteriore passaggio “restrittivo” e di “grande sofferenza” nell’emergenza coronavirus doveroso “per contribuire alla tutela della salute pubblica”. La Conferenza Episcopale Italiana mette in rilievo il passaggio particolarmente severo e restrittivo che porterà a chiudere le chiese in tutta Italia, non più nelle sole zone rosse: “Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, entrato in vigore quest’oggi, sospende a livello preventivo, fino a venerdì 3 aprile, sull’intero territorio nazionale ‘le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri’. L’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le messe e le esequie tra le ‘cerimonie religiose’. Si tratta di un passaggio fortemente restrittivo, la cui accoglienza incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli. L’accoglienza del decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica”.
CONTROLLI E SANZIONI
Controlli in aeroporti e stazioni, carcere per chi viola la quarantena. Sono alcune delle misure contenute nella direttiva ai Prefetti per l’attuazione dei controlli nelle zone rosse – Lombardia e altre 14 province del centro-nord – adottata dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. “I controlli sul rispetto delle limitazioni della mobilità avverranno lungo le linee di comunicazione e le grandi infrastrutture del sistema dei trasporti”, si legge nel documento che spiega: “Per quanto riguarda la rete autostradale e la viabilità principale, la polizia stradale procederà ad effettuare i controlli”.
Gli automobilisti, che possono spostarsi solo per gravi motivi, possono fornire delle autodichiarazioni. “Analoghi servizi saranno svolti lungo la viabilità ordinaria anche dall’Arma dei carabinieri e dalle polizie municipali”. “Per quanto concerne il trasporto ferroviario, la Polizia ferroviaria curerà, con la collaborazione del personale delle Ferrovie dello Stato, delle autorità sanitarie e della Protezione civile, la canalizzazione dei passeggeri in entrata e in uscita dalle stazioni al fine di consentire le verifiche” sullo stato di salute dei viaggiatori anche attraverso apparecchi termoscan. “Inoltre saranno attuati controlli sui viaggiatori acquisendo le autodichiarazioni”.
La direttiva del Viminale prevede la convocazione immediata, anche da remoto, dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica, per l’assunzione delle necessarie misure di coordinamento. Indicazioni specifiche per i controlli relativi alla limitazione degli spostamenti delle persone fisiche in entrata e in uscita e all’interno dei territori ’a contenimento rafforzato’: gli spostamenti potranno avvenire solo se motivati da esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute da attestare mediante autodichiarazione, che potrà essere resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia. Un divieto assoluto, che non ammette eccezioni, è previsto per le persone sottoposte alla misura della quarantena o che sono risultate positive al virus.
IL DECRETO PER FERMARE LO SPORT
“Sono già al lavoro per la stesura del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia sportiva, che spero possa essere firmato già nella giornata di domani”. Lo annuncia il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, dopo l’annuncio del Coni dello stop a tutte lo sport fino al 3 aprile e la richiesta di un nuovo decreto sull’emergenza coronavirus per la sospensione delle gare. “Ho appreso con piacere l’esito dell’incontro svoltosi oggi al Foro Italico con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e i presidenti delle federazioni degli sport di squadra – continua il messaggio del ministro Spadafora -. Ringrazio tutti per la serietà, la collaborazione e la presa di coscienza della gravità della situazione”.
NESSUNO E’ IMMUNE
Chiaro il messaggio del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro: “Non c’è una parte d’Italia completamente immune, ci sono parti d’Italia dove al momento il virus circola meno”. “Dipende dai nostri comportamenti quanto circolerà”, ha poi aggiunto Brusaferro ribadendo l’importanza cruciale delle “misure di distanziamento sociale”. “Non è che se uno si sposta il tema cambia”, ha detto rispondendo sull’esodo di ieri sera dal nord Italia.