Coronavirus, intesa Pd e Lega per voto a distanza Camere. Ma no unanimità

13 marzo 2020

Il problema era già stato posto lo scorso 4 marzo nella Giunta Regolamento della Camera. In quell’occasione era stato praticamente il solo Pd a sollevare il tema della necessità di far funzionare le Camere anche a distanza. Ma ieri che è salito a due il numero dei parlamentari contagiati da coronavirus, la questione è tornata a essere dirompente. Il timore è che nemmeno le sedute ridotte alla sola giornata di mercoledì o gli ingressi contingentati mettano al riparo i deputati. Tanto più che il neo contagiato, il questore di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli, si dice sicuro di aver contratto il virus proprio a Montecitorio. “La struttura amministrativa della Camera ha fatto il possibile per fare il suo dovere ma io per la verità ritengo che sia stato un errore far funzionare l’assemblea come se niente fosse per 15 giorni e l’ho detto ripetutamente”, spiega.

Come già una settimana fa, è stato il dem Emanuele Fiano a rilanciare l’ipotesi di sfruttare la tecnologia per preservare contemporaneamente il funzionamento della democrazia e la salute. “Credo che la Presidenza della Camera – sostiene – debba esaminare con consapevolezza la possibilità del voto a distanza dei parlamentari, visto già il secondo caso di deputato positivo al Covid19 e vista la necessità obbligatoria di non interrompere la funzione legislativa, per esempio nella conversione dei Decreti del Governo”. Una proposta rilanciata poco dopo dal compagno di partito Stefano Ceccanti. Ci sarebbero stati anche dei contatti tra il capogruppo del Pd, Graziano Delrio, e Roberto Fico. Tuttavia, su questo punto non c’è l’unanimità dei gruppi. Perplessità ci sarebbero in Italia viva, in Leu e nel M5s, ma anche in Forza Italia. “In via generale – osserva l’azzurro Simone Baldelli – sono piuttosto diffidente verso ipotesi come quella dell’introduzione del voto a distanza. In questa situazione così grave ed inedita è necessario tenere insieme precauzioni sanitarie e salvaguardia dell’istituzione rappresentativa. E la difficoltà sta proprio nel definire, in un quadro di continua evoluzione, le proporzioni e il confine tra l’una e l’altra”.

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Nel centrodestra, tuttavia, il Pd trova un inedito sostegno nella Lega. Il capogruppo del Carroccio, Riccardo Molinari, ha scritto infatti al presidente della Camera, Roberto Fico, due giorni fa proprio per suggerire il voto a distanza. Molinari ha anche presentato insieme a Massimo Bitonci una proposta di modifica del regolamento della Camera per introdurre questa possibilità del voto “da remoto” sull’apposita piattaforma digitale di Montecitorio. D’accordo sull’uso della tecnologia è anche l’esponente di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. “E’ arrivato il momento – sostiene – di cambiare le prassi parlamentari e di prevedere che commissioni e aula sfruttino le nuove tecnologie per salvare la democrazia: a fermarla non sono riusciti mafia e terroristi, figuriamoci se possiamo permettere che ci riesca il virus”. Per il collega di partito Cirielli, invece, una soluzione potrebbe essere quella di far “votare solo il capogruppo con il voto ponderale” convocando la Camera “solo per motivi urgenti e indifferibili o per esigenze collegate al virus”.

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