Coronavirus, probabile fase 2 dal 16 maggio. Borrelli: l’1 maggio a casa

3 aprile 2020

Intensificati i controlli della polizia sulla viabilità ordinaria extraurbana e autostradale per garantire il rispetto delle misure varate per il contenimento della diffusione del coronavirus. Soprattutto in vista della Pasqua e dell’isolamento forzato che dura da settimane, il timore è che la gente torni a muoversi anche per spostamenti “non necessari”, mentre l’imperativo ripetuto dal governo e dagli esperti è che non si può abbassare la guardia anche se i contagi rallentano. Le misure restano al momento in vigore fino al 13 aprile, ma il capo della protezione civile Angelo Borrelli, commissario per l’emergenza, ha già chiarito che probabilmente “se l’andamento non cambia”, la data del 16 maggio “potrebbe essere” quella giusta per iniziare la fase 2 in Italia, “come potrebbe essere prima o dopo: dipende dai dati. La situazione ora è stazionaria, dobbiamo vedere quando questa situazione inizia a decrescere” ha detto Borrelli convinto che “anche l’1 maggio staremo a casa: non credo che passerà questa situazione per quella data. Dovremo essere rigorosissimi, soprattutto credo cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali: dovremo mantenere il distanziamento sociale”.

ISTITUTO SUPERIORE SANITA’

Aria fiduciosa arriva anche dall’Istituto superiore della sanità “Abbiamo fatto gol ma non abbiamo vinto la partita” ha detto il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, spiegando come sia indispensabile mantenere alta la guardia altrimenti la discesa si ferma. “Si conferma il trend di nuovi casi, segnalati dai tamponi, che stanno decrescendo: i dati risentono di quasi una settimana, ma confermano questo trend. Viene confermato – ha spiegato – anche il trend del nostro Paese con alcune zone a più alta circolazione, altre a circolazione intermedia e altre ancora più limitata: non c’è nessuna zona dove non circoli il virus, cambia solo l’intensità”.

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“Dobbiamo mantenere ancora molto elevata la soglia e le restrizioni adottate”, ha sottolineato. E’ grazie al rispetto delle restrizioni che, secondo il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di Sanità, Gianni Rezza, si possono leggere i dati del contagio provenienti dal sud: “Siamo moderatamente ottimisti e cautamente contenti del fatto che il Sud è stato risparmiato fino ad ora, ma non perchè c’è una resistenza genetica o la teperatura è più alta: ma perchè i distanziamenti sociali adottati a livello nazionale hanno funzionato. Se avessimo mollato, al Sud avremmo già probabilmente tante Codogno”. Per quanto riguarda gli ultimi studi che confermebbero che la diffusione nell aria del virus sia più sostenuta di quanto si ritenesse all inizio, secondo Brusaferro non ci sono ad oggi “evidenze” per affermarlo. Rezza ha precisato che “al di fuori degli ambienti chiusi certamente possiamo escluderlo”.

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