Errore giudiziario, a Contrada 667mila euro per ingiusta detenzione

L’ex numero 2 del Sisde ha trascorso 4 anni e mezzo in carcere, e 3 anni e mezzo ai domiciliari, subendo tra l’altro la sospensione della pensione

Errore giudiziario, a Contrada 667mila euro per ingiusta detenzione

Indagare, processare e condannare l’ex numero 2 del Sisde Bruno Contrada è stato un errore giudiziario. Lo ha messo nero su bianco la Corte d’Appello di Palermo che con l’ordinanza depositata il 6 aprile 2020 ha ritenuto “illegittimo e illegale” l’azione giudiziaria nei confronti di Contrada “fin dall’apertura delle indagini perché si è svolto – scrivono i giudici – in relazione a fatti che al momento in cui sono stati commessi erano privi di rilevanza penale”.

L’ex “super poliziotto”, oggi 88enne, fu arrestato il 24 dicembre 1992 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. I magistrati che lo portarono alla sbarra, sulla base delle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia tra i quali Gaspare Mutolo e Tommaso Buscetta, sostenevano che Contrada fosse stato nelle mani di Cosa nostra attraverso il boss Rosario Riccobono. Un processo lunghissimo, che dopo una condanna in primo grado a 10 anni e 3 di libertà vigilata, passò per l’assoluzione in secondo grado, che fu però annullata con rinvio dalla Cassazione che nel 2002 dispose un nuovo processo che si concluse nel 2007 con la condanna definitiva. Complessivamente, Contrada ha trascorso 4 anni e mezzo in carcere, e 3 anni e mezzo ai domiciliari, subendo tra l’altro la sospensione della pensione. Due anni invece sono stati condonati per buona condotta. Solo nel 2012 l’ex numero 2 del Sisde ha terminato di scontare la sua pena, tornando libero. Tre anni dopo, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia a risarcire il poliziotto, ritenendo che non dovesse essere né processato né condannato perché all’epoca dei fatti contestati, avvenuti a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non fosse “chiaro, né prevedibile”.

In seguito alla pronuncia europea l’avvocato di Contrada, Stefano Giordano, ha presentato per ben quattro volte richiesta di revisione del processo. Processo iniziato al tribunale di Caltanissetta il 18 novembre, con la corte chiamata a pronunciarsi per un nuovo respingimento o un nuovo processo con tre esiti possibili. La Corte d’Appello di Caltanissetta ha respinto la richiesta di revisione del processo, confermando la sentenza definitiva. La sentenza è stata confermata in Cassazione. A quel punto, Contrada e il suo legale hanno presentato una nuova richiesta stavolta alla corte d’Appello di Palermo nell’ottobre 2016, perché venisse recepita la pronuncia europea, tramite la revoca della condanna. Dopo l’ennesimo respingimento, con cui la Corte d’Appello di Palermo non riconosceva le motivazioni giurisprudenziali della CEDU, dichiarando dunque inammissibile la revoca, il 7 luglio 2017 la corte di Cassazione revoca, tramite annullamento senza rinvio la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa a Contrada, dichiarandola “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” poiché il fatto non era previsto come reato, in accoglimento della sentenza di Strasburgo.