A fine giornata arriva la dichiarazione che Pd e Iv aspettavano, dopo ventiquattro ore di fuoco nella maggioranza e al termine di una serie di video-conferenze con i capidelegazione dei partiti il presidente del Consiglio prova a disinnescare la bomba Mes che rischiava di far saltare tutto alla vigilia di un Consiglio europeo decisivo per l’Italia. Si valuterà quando si avranno tutti gli elementi, ha spiegato conte su Facebook, inutile dividersi ora su qualcosa che è ancora in larga parte da definire. Un modo per prendere tempo ma, soprattutto, un segnale molto chiaro all’Europa: l’Italia non si metterà di traverso al Mes senza condizioni per le spese sanitarie, ma la partita sulla quale non si è disposti a transigere è quella del ‘Recovery fund’.
Il confronto è stato teso, spiegano, soprattutto con il Pd che ha incalzato in maniera decisa il presidente del Consiglio. Italia viva, in realtà, oggi non sarebbe nemmeno stata contattata da Conte, la discussione sarebbe stata soprattutto con Pd e M5s, con Leu a fare da mediatore. “Concentrare tutta la comunicazione sul Mes è stato un errore”, hanno spiegato i democratici a Conte. Primo, perché l’Italia non può permettersi di rinunciare a 36 miliardi erogati senza condizioni per coprire spese sanitarie. Secondo, perché il punto cruciale è ottenere l’impegno dell’Europa sul fondo per la ricostruzione, l’obiettivo è quel “piano Marshall” evocato oggi dalla Von der Lyen e per ottenerlo sarà inevitabile dare l’ok al Mes. Conte, spiegano fonti di maggioranza, avrebbe difeso la linea sin qui tenuta spiegando che proprio per arrivare ad ottenere il ‘Recovery fund’ bisognava alzare la voce sul Mes, ma i democratici avrebbero insistito: non si può ridurre tutto a questo, anche perché poi sarà difficile fare marcia indietro. Non solo, ma il Pd avrebbe avvertito Conte: il braccio di ferro sul Mes rischia di logorarti, Silvio Berlusconi ha già dato un segnale su questo punto e se tu diventi l’ostacolo ad un accordo in Europa il governo ha le ore contate.
Il premier, dal canto suo, ha insistito sulla necessità di procedere senza strappi con i 5 stelle: ovvio che nessuno rinuncia a 36 miliardi, sarebbe stato il ragionamento, ma sarà più facile fare accettare il Mes anche all’ala più dura dei 5 stelle se si otterrà un risultato sul ‘Recovery fund’, mentre ora sembrerebbe una resa. Alla fine, il compromesso ha accontentato tutti, almeno per ora. Niente voto, giudizio negativo sul Mes ma nessuna bocciatura senza appello. Intanto perché “alcuni di questi Paesi, che hanno condiviso la nostra impostazione, sono dichiaratamente interessati anche al Mes, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze”. Vale a dire, non possiamo isolarci anche da chi ci sta aiutando sul ‘Recovery fund’. Inoltre, “discutere adesso se vi saranno o meno altre condizioni oltre a quelle delle spese sanitarie e valutare adesso se all`Italia converrà o meno attivare questa nuova linea di credito significa logorarsi in un dibattito meramente astratto e schematico”. Meglio “attendere prima di valutare se questa nuova linea di credito sarà collegata a meccanismi e procedure diversi da quelli originari”.
Quanto basta agli alleati, che fanno parlare i capidelegazione: “Mi paiono ragionevoli e condivisibili le parole del presidente Conte”, dice Franceschini. “Non è il tempo di posizioni pregiudiziali ma occorre sostenere la posizione italiana su mezzi e risorse della Ue per affrontare l`emergenza”. E Alfonso Bonafede assicura: “Nei confronti del presidente del Consiglio c`è piena fiducia da parte del Movimento 5 Stelle. Nel prossimo Consiglio europeo la maggioranza dovrà adottare una linea compatta se vorrà riuscire nella difficile trattativa in Europa”.