Un dollaro. E’ questo l’incredibile costo cui è precipitato il barile di petrolio West Texas Intermediate, un meno 94% rispetto alla chiusura di venerdì scorso che risente dell’effetto combinato di alcuni gravi problemi tecnici sulla mancanza di spazio materiale dove stoccarlo, l’avvicinarsi della scadenza dei futures in prima consegna (domani, quelli relativi a maggio) e il pesante squilibrio tra domanda e offerta che la pandemia da Coronavirus, e i blocchi alle attività volti a limitarne la difusione, hanno creato sul mercato.
Nessuno vuole comprare i futures sul Wti in scadenza a maggio e così il prezzo è arrivato a segnare valori praticamente fuori scala, 1,02 dollari. E secondo Dow Jones, il Cme Group, che controlla anche la Borsa merci di New York (Nymex) ha riferito che potrebbe consentire livelli negativi di prezzo. Diventa impegnativo riuscire a stare dietro alle quotazioni. Questo ribasso assolutamente anomalo riguarda però un volume limitato e particolare di contratti in una fase straordinaria di squilibri, avvertono alcuni analisti, ed è appunto determinato anche da queste problematiche tecniche. I futures sempre sul Wti in scadenza a giugno calano a loro volta pesantemente, ma restano a livelli più ragionevoli.
Il barile di Brent poi, il greggio di riferimento del mare del nord limita il ribasso, si fa per dire, al meno 6,20% a 26,34 dollari. Questa forte pressione sul Wti in prima consegna era già iniziata venerdì scorso, dato che gli investitori sono fortemente restii a rilevare questi contratti, date le difficoltà a procedere agli stoccaggi della materia prima. A parte le problematiche tecniche, le quotazioni subiscono i persistenti timori su un pesante squilibrio tra offerta e domanda a causa dei blocchi di attività dovuti al Coronavirus, che la stretta ai rubinetti dei paesi esportatori non è riuscita a bilanciare nemmeno per la metà.