Il Piano per la ripresa Ue: 2.000 miliardi di euro ma non soldi veri. Rischio bluff

Il Piano per la ripresa Ue: 2.000 miliardi di euro ma non soldi veri. Rischio bluff
24 aprile 2020

Il mandato che i capi di Stato e di governo dell’Ue hanno dato ieri alla Commissione europea per elaborare una proposta formale di “Recovery Plan” (Piano per la Ripresa) dopo la crisi del Coronavirus non ha preso di sorpresa l’esecutivo comunitario. Da settimane i funzionari della Commissione avevano cominciato a preparare le nuove proposte per il nuovo bilancio 2021-2027 dell’Unione (il Quadro finanziario pluriennale, Qfp), per adattarlo alla nuova, drammatica situazione in cui il Covid-19 ha messo l’economia europea, e per includervi un credibile e robusto programma per la ripresa, e i meccanismi per finanziarlo. Un primo documento interno, che presenta ancora molto a grandi linee, in sole due pagine, una bozza di sintesi del “Recovery Plan”, era già pronta alla vigilia della videoconferenza del Consiglio europeo, e dà un’idea abbastanza chiara del tipo di soluzioni a cui sta pensando la Commissione, stretta fra la necessità di dare una risposta commisurata alla gravità della crisi, e le rigidità ideologiche, i veti e i tabù dei paesi “rigoristi” del Nord Europa.

Secondo questa bozza, di cui Askanews è in possesso, il “Piano per la Ripresa” a cui sta lavorando l’Esecutivo comunitario appare piuttosto intricato: invece di concentrare in un unico Fondo i finanziamenti per il rilancio dell’economia europea, prevede una molteplicità di strumenti finanziari, alcuni dei quali riprendono programmi già esistenti nelle precedenti proposte per il bilancio pluriennale 2021-2027, come Horizon (ricerca e innovazione) e InvestEU (il successore del Pïano Juncker di investimenti per le imprese), che verrebbe ribattezzato “RecoverEU”. La bozza menziona una cifra complessiva di 2.000 miliardi di euro, come somma di tutti “gli investimenti e la spesa” che le nuove proposte saranno in grado di “generare”. Il verbo “generare” non è scelto a caso: significa che nel conteggio sono compresi i fondi, pubblici e privati, che si presume saranno mobilizzati con l’effetto leva, e che perciò non sono affatto “soldi veri”, messi a disposizione dall’Ue. Ma anche contando questi fondi presunti, il totale delle misure nuove rispetto a quanto era già stato prospettato nelle precedenti proposte di bilancio pluriennale non arriva a 1.500 miliardi. Il resto (oltre 500 miliardi) si riferisce evidentemente ai programmi già previsti, come InvestEU e Horizon.

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La novità più importante prevista dal Piano della Commissione è la creazione di uno strumento finanziario temporaneo per la ripresa chiamato Ri (“Recovery Instrument”) che dovrebbe emettere obbligazioni europee fino a 320 miliardi di euro per finanziare “politiche chiave e strumenti per sostenere la ripresa attraverso programmi dell’Unione”. La bozza precisa che “approssimativamente la metà di questo strumento consisterà di prestiti agli Stati membri; il resto rimarrà nel bilancio Ue per essere rimborsato dagli Stati membri dopo il 2027 in un lungo orizzonte temporale, oppure verrà ripagato attraverso future risorse proprie” dello stesso bilancio comunitario. Sarà inoltre l’Ue, sempre attraverso il suo bilancio pluriennale 2021-2027, a pagare gli interessi delle obbligazioni per questi 160 miliardi rimanenti, nell’ordine di circa 500 milioni di euro all’anno. Nella bozza si parla poi di un non meglio precisato “recovery fund” (le cui iniziali inglesi, stranamente, sono in minuscolo) da 300 miliardi di euro, “temporaneo e mirato”, che non si capisce se comprenda almeno una parte dei finanziamenti basati sulle obbligazioni europee, o degli altri fondi citati in altri punti della bozza stessa (un’ambiguità probabilmente intenzionale).

Inoltre, si annuncia un “Fondo per la ripresa e la resilienza” (“Recovery and Resilience Facility”) da 200 miliardi di euro, destinato “ad aiutare gli Stati membri a finanziare i loro piani di ripresa”. Questo fondo sarebbe costruito sulla base (“build on”) del noto e controverso “strumento di bilancio dell’Eurozona”, che la Commissione aveva previsto nella sua precedente proposta per il bilancio pluriennale 2021-2027, e per il quale tuttavia non si prospettava certo una dote finanziaria da 200 miliardi. In aggiunta, vengono menzionati due nuovi “Fondi europei” volti a “rafforzare il mercato unico”, e destinati al sostegno alle imprese: il primo per “ricapitalizzare le aziende sane” e il secondo per rafforzare “l’autonomia strategica nelle catene di approvvigionamento vitali a livello europeo). Di questi due fondi non viene fornito l’ammontare preciso, ma si legge nella bozza che “attiverebbero” (“would trigger”) investimenti per 200 miliardi di euro ciascuno. Il verbo inglese “trigger”, insieme al condizionale, alludono al fatto che evidentemente si sta parlando di nuovo di soldi presunti, come risultato atteso dall’effetto leva. Il meccanismo si ripete, questa volta in termini più chiari ed espliciti, con un ulteriore fondo che dovrebbe far parte del programma della Commissione, basato sull’anticipazione e riallocazione (“frontlaoading and repurposing”) nel 2021-2022 di 50 miliardi di euro provenienti dai Fondi strutturali e di coesione. Questo fondo, volto a “ripristinare il mercato del lavoro, i sistemi sanitari e le Pmi”, dovrebbe “attivare” (“trigger”) una spesa da 150 miliardi di euro.

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Ricapitolando, nella proposta della Commissione, secondo questa prima bozza, ci sarebbero: il “Recovery Instrument” da 320 miliardi di euro, che per lo più verranno destinati a prestiti agli Stati membri; un “recovery fund” non meglio precisato da 300 miliardi di euro; un Fondo per la ripresa e la resilienza” da 200 miliardi di euro “costruito sulla base” dello strumento di bilancio dell’Eurozona, che non si sa ancora a quanto ammonterà; due fondi per il mercato unico che dovrebbero “attivare” investimenti per 400 miliardi di euro (200 ciascuno); e infine un Fondo per il mercato del lavoro, i sistemi sanitari e le Pmi basato su 50 miliardi di euro tolti ai Fondi di coesione, che si prevede “attiverà” 150 miliardi di euro nei prossimi due anni. E’ possibile che le misure prefigurate da questa bozza di sintesi del “Recovery Plan” vengano modificate, anche in modo sostanziale, e magari semplificate, nei prossimi giorni e settimane. Così com’è, il piano prospettato certamente non reggerebbe il confronto con il Piano Marshal del 1947, iniziativa lungimirante, con effetti benefici e sostanziali di portata storica, a cui la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha spesso detto di volersi ispirare. askanews

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