Doveva essere una riunione per fare il punto sul contributo parlamentare al decreto Aprile che l’esecutivo sta cercando di mettere a punto in questi giorni. L’incontro, durato circa un’ora, tra il ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e i capigruppo dei partiti di maggioranza è stato definito “interlocutorio” da fonti di governo che ricordano la mole di un provvedimento come quello atteso per il prossimo Cdm che vale 155 miliardi di cui 55 miliardi di scostamento del deficit. Una maxi-manovra su cui non è scontato si riesca a chiudere il cerchio entro fine mese e che rischia di chiamarsi decreto Maggio.
Alla riunione, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non si è collegato e, secondo quanto hanno raccontato alcuni partecipanti, l’incontro si è risolto in un “nulla di fatto”. Il governo “non era preparato. Non aveva un testo”, hanno aggiunto, ricordando che la lista delle richieste dei partiti sono già all’attenzione dell’esecutivo perché contenute nel file degli ordini del giorno approvati al dl cura Italia. C’è stata un po’ di “tensione sul metodo”, hanno proseguito altre fonti parlamentari di maggioranza preoccupate che in Parlamento arrivi un testo “preconfezionato” con un governo, hanno affermato, che è “indietro” con l’attività istruttoria. Insomma, il provvedimento con le misure economiche in difesa di famiglie e imprese colpite dall’emergenza coronavirus rischia di diventare “decreto maggio”. Infatti, dopo il nulla di fatto della riunione, il decreto legge potrebbe slittare e non arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri in programma giovedì (ultimo giorno del mese).
Al suo posto, all’ordine del giorno potrebbe figurare la stretta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sulle scarcerazioni, che punta a coinvolgere la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo per evitare da ora in poi nuovi “casi Zagaria” (il boss dei Casalesi scarcerato per l’impossibilità di essere adeguatamente curato in carcere), nonché la proroga per l’entrata in vigore della riforma sulle intercettazioni. Come dire, si darebbe precedenza alla giustizia invece al contrasto della crisi economica che sta mettendo in ginocchio l’Italia. Il fatto è che ci sono diversi nodi da sciogliere. Uno tra tutti, tenuto conto che almeno sulla carta pare raggiunta l’intesa sui 55 miliardi, come ripartire questi soldi. In merito, all’interno del governo è in atto uno scontro. Come anche per il cosiddetto reddito di emergenza, con i 5 Stelle che vorrebbero potenziarlo e i renziani di Italia viva che invece sono contrari. Ma anche tutte le misure per le famiglie, sulle quali ancora non è stata trovata la quadra. In estrema sintesi, il Paese è in ginocchio, con attività commerciali che non riapriranno più e posti di lavoro in fumo, e nella maggioranza di governo si litiga su come spendere i soldi che ancora non ci è dato capire dove verranno reperiti.