L’accordo raggiunto durante la videoconferenza dell’Eurogruppo sull’uso del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) per finanziare con prestiti agevolati le spese “sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette” sostenute dagli Stati per la pandemia di Coronavirus, ha confermato che, oltre alla destinazione d’uso dei fondi, non vi sarà alcuna altra “condizionalità” di tipo finanziario o macroeconomico imposta agli Stati membri che chiederanno di accedere a questa linea di credito speciale. I ministri delle Finanze hanno approvato, dopo un esame sorprendentemente rapido (la riunione, che aveva anche altri punti in agenda, è durata meno di tre ore) tutti i dettagli e i documenti messi a punto dalla Commissione europea, e presentati ai ministri con una lettera che i due commissari responsabili per l’Economia e Finanza, Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, avevano inviato ieri al presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno.
L’accordo conferma che la linea di credito antipandemica potrà arrivare fino al 2% del Pil dei paesi richiedenti, calcolato al 2019 (nel 2020, vista la recessione, la stessa percentuale potrebbe portare a un importo significativamente minore). Per l’Italia, si tratterebbe di 36 o 37 miliardi di euro. Il direttore del Mes, Klaus Regling, ha puntualizzato, durante la conferenza stampa finale online dell’Eurogruppo, che i fondi potranno essere utilizzati, oltre che per la prevenzione, anche per la spesa sanitaria generale, non legata direttamente al Covid-19, visto che una delle conseguenze della pandemia è stata quella di togliere risorse e operatività alle cure riguardanti altre patologie nei sistemi sanitari nazionali. I prestiti erogati a tassi d’interesse favorevoli (attorno allo 0,15%, con una commissione iniziale dello 0,25%) potranno essere restituiti in un periodo fino ad un massimo di 10 anni. Questo dovrebbe rendere lo strumento particolarmente conveniente per i paesi come Italia e Spagna che pagano rendimenti ben più alti sul loro debito pubblico, mentre non avrebbero alcun interesse a parteciparvi i paesi come la Germania, che potrebbero finanziarisi tranquillamente sul mercato a condizioni uguali o anche più favorevoli.
La linea di credito antipandemica sarà disponibile per un periodo iniziale di 12 mesi, che potrò essere prorogato per due volte, ogni volta rispettivamente per sei mesi. La sua attivazione è imminente: la settimana prossima sarà approvata formalmente dal “governing board” del Mes, ha annunciato Regling. Un eventuale ritardo potrebbe dipendere solo dalle procedure nazionali di approvazione, che però non dovrebbero essere particolarmente problematiche visto che non prevedono nuovi esborsi da parte degli Stati membri (il Mes ha una capacità residua di oltre 400 milardi di euro). Comunque senbra molto probabile che sia rispettata la scadenza di inizio giugno prospettata dal Consiglio europeo. L’Eurogruppo ha confermato che per attivare la linea di credito basterà ai paesi richiedenti compilare un “template”, un modulo con la lista delle voci di spesa ammissibili, che è uno dei documenti tecnici preparati dalla Commissione e approvati oggi. Il “template”, compilato dallo Stato richiedente con il proprio piano di spesa, sostituirà il famigerato “Memorandum d’intesa”, con cui i paesi sottoposti ai precedenti “programmi” del Mes si impegnavano a pesantissime riforme strutturali e misure di austerità di bilancio.
In effetti, sul tema molto controverso della condizionalità, va detto che i timori espressi da più parti – soprattutto in Italia, da chi vede il Mes come una trappola per imporre misure drastiche di austerità agli Stati richiedenti – erano inzialmente ben fondati, visto il modo in cui il Meccanismo è stato progettato fin dall’inizio e le finalità che si poneva. E vista soprattutto la maniera in cui è stato effettivamente usato nel “salvataggio” finanziario di paesi come la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo e Cipro, durante la crisi del debito sovrano dell’Eurozona. Secondo il quadro normativo e le procedure applicate in quei programmi di salvataggio, un paese che richieda l’accesso a una linea di credito precauzionale del Mes deve sottoporsi a una lunga serie di controlli, verifiche e richieste aggiuntive da parte della Commissione, molto più pesante e “invadente” rispetto alla normale sorveglianza di bilancio che si svolge nel ciclo del cosiddetto “semestre europeo” (che riguarda tutti i paesi membri). I regolamenti Ue parlano di “sorveglianza rafforzata”, “monitoring aggiuntivo”, “richieste di reporting” periodico e necessità di adottare “misure correttive” sui bilanci pubblici e sul sistema finanziario, “programmi di aggiustamento macroeconomico” addizionali, misure e riforme per far fronte alle “difficoltà strutturali interne”, e “missioni in loco ‘ad hoc'” (quelle dell’odiata Troika).
Ma questo quadro è cambiato drasticamente con i documenti preparati da Gentiloni e Dombrovskis. Nella lettera a Centeno, i due commissari affermano che è giustificato un “quadro semplificato” per il monitoraggio e per i requisiti di reporting, e questo “in linea con l’accordo politico raggiunto dall’Eurogruppo e approvato dai capi di Stato e di governo”. Il documento della Commissione passa quindi in rassegna uno per uno tutti gli strumenti, requisiti e procedure in cui si articola la complessa condizionalità del Mes, concludendo ogni volta che “non c’è ragione di applicarli” (“there is no scope”) o che semplicemente “non si applicano”, e annuncia alla fine che la Commissione “non condurrà missioni in loco ‘ad hoc'” (ovvero non inviaerà la Troika) nel paese beneficiario dell’aiuto. In sostanza, nella linea di credito antipandemica, la Commissione ha trasformato tutta la complessa condizionalità del Mes “normale” in una scatola vuota. Resta solo l’obbligo, per i paesi che chiederanno di accedervi, di rispettare il ‘template”, indicando in un rapporto di bilancio trimestrale a quali delle voci di spesa ammissibili saranno andati i finanziamenti.
Infine, anche sulla tempistica, al contrario di quanto previsto nelle procedure normali, la linea di credito speciale per il Covid-19 è molto semplificata e alleggerita: la “sorveglianza rafforzata”, ridotta alla sola verifica da parte della Commissione che i finanziamenti siano destinati alla spesa sanitaria e di prevenzione, “terminerà al più tardi alla fine del periodo di disponibilità dello strumento”, ma potrebbe finire anche prima “se tutto il denaro disponibile è stato già ottenuto e speso dallo Stato membro beneficiario”, subito dopo “il rapporto della Commissione che certifica l’uso dei fondi”. askanews