Dopo oltre due ore di vertice a Palazzo Chigi restano le distanze nella maggioranza sul decreto scuola e, in particolare, sul nodo del concorso per i precari della scuola. All’incontro, conclusosi in tarda serata, con il premier Giuseppe Conte, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il ministro per i Rapporti per il Parlamento Federico D’Incà, il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe De Cristofaro e i capidelegazione e i capigruppo della maggioranza. Ma al momento l’accordo politico non è stato trovato. Da un lato, infatti, c’è il Movimento Cinquestelle, con la ministra Azzolina, convinto che si possa celebrare, ad agosto, un concorso, con un test a crocette, in sicurezza e che questo sia la garanzia di “trasparenza e meritocrazia”. Dall’altro lato, invece, Pd, Leu e Autonomie che, in considerazione della situazione che l’emergenza coronavirus ha creato, opterebbero – come sostiene anche un emendamento presentato al Dl scuola che è in commissione Istruzione al Senato – per un’assunzione a tempo determinato, per titoli, degli insegnanti precari, per poi procedere alla fine dell’anno, quando il quadro epidemiologico sarà auspicabilmente migliore, alla prova di esame in presenza, e alla conseguente trasformazione dell’assunzione da ‘tempo determinato’ in ‘tempo indeterminato’ per coloro che avranno passato la prova.
Fonti Dem al termine del vertice a Palazzo Chigi sul dl scuola fanno sapere che la palla, in sostanza, è nella mani di Conte che lavorerà su “una proposta di mediazione. Per il Pd il concorso con le prove resta molto difficile da prevedere”. Sul nodo dei concorsi per l’assunzione di precari nella scuola le posizioni tra le forze di maggioranza, M5s da un lato, a favore di un concorso a quiz da tenersi in agosto, e Pd, Leu e altre forze dall’altro, non convinti da questa possibilità, sono rimaste lontane. “La mia posizione non è cambiata e non cambia: bisogna approvare gli emendamenti presentati dal Pd al Senato. Compreso l’emendamento Verducci che resta in campo”, scrive su Fb Matteo Orfini, parlamentare del Pd. “Se si trova – afferma Orfini – un accordo di maggioranza adeguato bene. Altrimenti deve votare la Commissione. E dato che noi deputati non abbiamo potuto lavorare al provvedimento, senza un accordo, nessuno pensi che il passaggio alla Camera possa essere una formale ratifica di un testo da noi mai discusso”, prosegue. “Le condizioni per un accordo buono ci sono. Se invece si sceglie di procedere per forzature, sarà inevitabile che il Parlamento nella sua sovranità sciolga questi nodi. Abbiamo il dovere di dare una risposta a migliaia di insegnanti che da troppo tempo vivono il dramma del precariato e che anche in queste ore stanno con professionalità e passione contribuendo a mandare avanti la scuola italiana”, conclude Orfini.
Ma ancora non c’è un accordo in maggioranza. Il dossier scuola mette sul piatto un miliardo per la gestione del rientro a scuola a settembre e quasi altri 500 milioni per device, protezioni, esami, edilizia e quant’altro: non mancano le risorse per la ripartenza dell’istruzione in Italia, con gli esami di maturità che si avvicinano e con i ministri Azzolina e Speranza al lavoro serrato con il Comitato tecnico-scientifico per il “rientro in sicurezza”. Ma con l’aumentare delle tensioni, il dossier scuola approda a Palazzo Chigi. Due i fronti. Il primo è quello del ritorno tra i banchi: “La riapertura a settembre sarà un passaggio fondamentale per il governo, dovremo impegnarci tutti insieme”, spiega un ministro, sottolineando che su questa prova, non facile, l’esecutivo si gioca una fetta importante di consenso. Il secondo, più immediato, è lo scontro in atto sui concorsi, che porta alla ministra Lucia Azzolina diverse critiche dai partiti di maggioranza. Tra i Dem tanti parlamentari l’accusano di agire da sola, senza condividere le scelte: qualche senatore vorrebbe forzare sul tema dei concorsi e di fatto – ma questa è una posizione molto minoritaria – “commissariare” la ministra dando più potere ai tecnici. Ma i ministri Pd intervengono a mediare, nel merito della norma che coinvolge decine di migliaia di precari, sulla quale è molto critica anche Leu, e soprattutto i sindacati già adombrano uno sciopero. Le posizioni, in questi giorni, sono rimaste distanti mentre i tempi sono sempre più stretti: il decreto scuola, all’esame del Senato, a fine mese deve passare all’esame della Camera ed essere varato definitivamente entro il 7 giugno.