Cina, giovedì sarà approvato primo Codice civile della sua storia

Cina, giovedì sarà approvato primo Codice civile della sua storia
26 maggio 2020

Il Congresso nazionale del popolo, il “parlamento” cinese che nei giorni scorsi ha approvato l’assai controversa legge sulla sicurezza a Hong Kong, sarà chiamato giovedì ad adottare una normativa molto più corposa, che ha valore epocale e che riguarderà 1,4 miliardi di cittadini della Repubblica popolare. Si tratta dell’atteso Codice civile, il primo della sua storia. E’ una normativa assai attesa, che punta a dilatare una certa opacità giurisdizionale e a rendere meno controverso il sistema giuridico cinese soprattutto in materia di diritti alla proprietà intellettuale e proprietà privata. La nuova normativa viene in un momento di feroce conflitto commerciale e retorico con la prima potenza economica del mondo, gli Stati uniti i quali, tra le loro principali accuse, indicano spesso proprio il tema del furto di proprietà intellettuale e della poca affidabilità del sistema normativo cinese per le imprese straniere.

Non bisogna tuttavia attendersi nell’immediato eclatanti passi avanti nella maniera in cui Pechino regolerà questo tipo di questioni. Il nuovo Codice civile, infatti, è di fatto un mix sistematizzato di norme già in vigore e nuove, il cui impatto rischia di essere assai limitato, soprattutto se chi dovrà far applicare tali leggi non sarà indipendente e imparziale. Cosa assai improbabile per un paese in cui la magistratura è al servizio del potere politico esercitato dal Partito comunista cinese. Il nuovo Codice civile (“Minfadian”) è un corpus massicico di norme, che consta di 1.260 articoli, infarcito di una terminologia di non facilissima comprensione. In realtà è il primo codice civile partorito dalla Repubblica popolare cinese, fondata nel 1949. Ogni tentativo di realizzarne uno, finora, era fallito. Ve ne sono stati, di tentativi, almeno quattro: negli anni ’50 del secolo scorso, negli anni ’60, poi nel 1979 e infine nei primi anni 2000. Ogni volta, però, i cambiamenti nel potere politico e nella società stessa andavano molto più rapidi dei legislatori.

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Questo non vuol dire che la Cina, nel frattempo, non si sia dotata di un suo corpus di leggi di diritto civile, a partire soprattutto dall’era di Deng Xiaoping, cioè dagli anni ’80: la Legge sul matrimonio, quella sull’eredità, una legge sui principi generali del diritto civile, una legge sulle adozioni. Poi attorno all’inizio degli anni 2000 si è cominciato a legiferare anche in tema diritto societario. Così, quando nel 2014 la Commissione permanente del Comitato centrale del PCC ha ordinato di produrre un vero e proprio Codice civile nel quadro delle riforme volute dal presidente Xi Jinping per allargare il controllo del Partito sulla società e di aggiornare la macchina giuridica cinese, l’operazione non è dovuta partire da zero e si è potuto inglobare nel nuovo codice questa serie di norme già esistenti e funzionanti. Al di là della novità nelle specifiche provisioni, in realtà l’adozione di un Codice civile potrebbe però rappresentare nel tempo un carsico elemento di discontinuità nel rapporto tra i cittadini e l’elefantiaco stato cinese.

Non a caso, nel suo articolato processo di elaborazione, ha ricevuto quasi un milione di commenti e quindi ha visto un coinvolgimento pubblico raro nel sistema normativo cinese. L’adozione di un Codice, poi, ha una particolare forza nel regolare il rapporto tra i cittadini e il sistema legale, diminuendo l’ambito di discrezionalità che è stata la cifra delle relazioni tra burocrazia e cittadini. Se ne gioverannno i singoli, ma certamente anche le imprese – comprese quelle straniere – nei loro rapporti con la burocrazia. Fermo restando, però, che singoli e imprese non possono dirsi al sicuro da persecuzione neanche con questo codice, il quale non copre le contestazioni di natura penale da parte del sistema giudiziario. Dal punto di vista di Xi e del Partito, in Minfadian è presentato soprattutto come un ulteriore successo politico.

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Consegnando questo fondamentale documento, Xi si incorona ulteriormente come riformatore e lo fa mantenendo la linea che punta a creare un sistema giuridico “con caratteristiche cinesi”. Il Codice consta di una parte generale, che imposta il discorso normativo, e di sei altre parti più specifica. Ce n’è una che riguarda i diritti di proprietà, una sulla regolazione dei contratti, una parte sui diritti della persona (che è stata oggetto di grande dibattito), una parte sulle norme del diritto matrimoniale e familiare, la sezione sull’eredità, una parte sulle violazioni del diritto civile. Ieri i circa 3mila delegati presso il Congresso nazionale del popolo, riuniti nella Grande sala del popolo di Pechinon nell’ambito delle annuali “Due Sessioni”, hanno discusso questo epocale documento. E dopodomani verrà approvato. askanews

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