Morte Floyd, ancora violenze. Altra vittima e un agente pugnalato. 1400 arresti

31 maggio 2020

Nuova notte di violenze in diverse città degli Stati Uniti, dopo la morte lunedì scorso di George Floyd, 46enne afroamericano deceduto durante un controllo di polizia a Minneapolis. Gli agenti sono intervenuti con lacrimogeni e proiettili di gomma, mentre il presidente Donald Trump ha accusato “vandali e anarchici” di essere responsabili delle violenze. L’arresto e l’incriminazione per omicidio del poliziotto che aveva fermato Floyd, Derek Chauvin, non ha messo fine alle proteste, con dimostrazioni in oltre trenta città degli Stati Uniti.

E proprio a Minneapolis la polizia è intervenuta, per la prima volta, con cariche contro le centinaia di persone che avevano violato il coprifuoco. Il bilancio più pesante si è registrato però a Indianapolis, nell’Indiana, dove una persona è stata uccisa e altre tre sono rimaste ferite a colpi d’arma da fuoco. Si tratta della terza vittima dall’inizio della proteste. In tutto il Paese, da New York a Los Angeles, da Ferguson a Tampa, sono stati dati alle fiamme commissariati e mezzi della polizia. Sono stati saccheggiati negozi e distrutte vetrine. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo accuse più severe e altri arresti per la morte di Floyd.

George Floyd, 46enne afroamericano deceduto durante un controllo di polizia a Minneapolis

Intanto è scattato il coprifuoco in oltre 25 città di 16 Stati americani. In una decina di queste, tra cui la capitale Washington DC, è intervenuta la Guardia nazionale. E finora sono state arrestate circa 1.400 persone. A Jacksonville, in Florida, un agente di polizia è stato “pugnalato o ferito al collo ed è attualmente in ospedale” ha reso noto lo sceriffo Mike Williams. Il sindaco di Jacksonville, Lenny Curry, ha spiegato che la protesta è iniziata con 1.200 persone pacifiche e famiglie rispettose e dopo che se ne sono andate si è trasformata in rivolte e violenze. Sono state arrestate diverse persone ma il numero esatto non è stato ancora reso noto. “Non lo tollereremo nella nostra città né lasceremo che la nostra città bruci”, ha dichiarato il primo cittadino.

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A Chicago la folla ha lanciato sassi contro gli agenti, che hanno risposto con i lacrimogeni effettuando numerosi arresti; a Los Angeles la polizia ha sparato proiettili di gomma per disperdere i manifestanti, che avevano dato fuoco a un’autopattuglia. Per il secondo giorno consecutivo una manifestazione si è tenuta anche davanti alla Casa Bianca, senza che si siano registrate violenze; il sindaco di Atlanta ha dichiarato invece lo stato di emergenza in alcune zone della città, mentre migliaia di persone sono scese in piazza a Minneapolis, New York, Miami, Atlanta e Filadelfia.

Le autorità hanno imposto il coprifuoco notturno in diverse città – fra le altre Minneapolis, Atlanta, Los Angeles, Filadelfia, Portland e Louisville, mentre il governatore del Minnesota ha dispiegato da già da venerdì scorso la Guardia nazionale. Trump, pur ammettendo che la morte di Floyd “ha riempito gli americani di rabbia, orrore e tristezza”, ha avvertito di non voler permettere che “folle rabbiose assumano il controllo della situazione”; il suo rivale per la corsa alla Casa Bianca, Joe Biden, lo ha accusato di fomentare gli estremisti e ha chiesto che i responsabili della morte di Floyd vengano portati davanti alla giustizia.

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