In assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo, “nel giro di pochi mesi si rischia l`esplosione di una vera e propria emergenza sociale che renderà ancora più impervia la strada verso l`uscita dall`attuale crisi economica”. A lanciare l’allarme è il Centro Studi di Confindustria che ha diffuso l’indagine rapida sulla produzione industriale di maggio.
La fine del lockdown e la riapertura delle attività manifatturiere che erano ancora sospese, si è tradotta in una “lenta ripartenza dell`industria”, ancora soffocata da una domanda – interna ed estera – estremamente debole. Nei mesi primaverili, Pil e produzione sono attesi diminuire in misura più forte rispetto a quanto osservato nel primo trimestre. La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -27,7% sul primo, quando era diminuita dell`8,4% sul quarto 2019; se anche in giugno procedesse la lenta ripresa della domanda, nella media del secondo trimestre si avrebbe comunque una riduzione di oltre il 20% dell`attività, quasi tre volte la dinamica registrata a inizio anno. Questo calo comporterebbe un contributo negativo di circa 5 punti percentuali alla diminuzione del Pil nel secondo trimestre.
Numerosi sono i fattori che continueranno a frenare la piena ripresa dei ritmi produttivi. Dal punto di vista della domanda, si rileva una diminuzione dei consumi delle famiglie a causa dell`incertezza sui tempi di uscita dall`attuale emergenza sanitaria che ha portato a un aumento del risparmio precauzionale e al rinvio di acquisti ritenuti non essenziali (in primis quelli di beni durevoli, come emerge dalle indagini qualitative); inoltre, anche le abitudini di spesa dei consumatori sono radicalmente cambiate e molto gradualmente torneranno a quelle precedenti, mentre le difficili condizioni del mercato del lavoro negli ultimi mesi (specie l`aumento esponenziale della Cig) hanno determinato la perdita di potere d`acquisto per milioni di lavoratori.
La domanda estera attuale risulta ancora compromessa dalla diversa tempistica con la quale sono state introdotte le misure di contenimento del Covid-19 negli altri paesi; quella di breve periodo è sostenuta dagli ordini già in portafoglio prima dell`emergenza sanitaria, mentre il blocco delle attività commerciali estere delle imprese industriali nei mesi scorsi non ha consentito un adeguato rinnovamento del portafoglio ordini e ciò si ripercuoterà negativamente su produzione ed export dei mesi autunnali.
Dal punto di vista dell`offerta, l`attività delle imprese è frenata dai livelli elevati di scorte che devono essere smaltite prima che il ciclo produttivo possa tornare su ritmi normali (nell`indagine Istat sulla fiducia, il saldo relativo alle scorte è salito in maggio a 6,1, massimo da 11 anni); ciò si affianca al forte peggioramento delle attese degli imprenditori manifatturieri sulla domanda nei prossimi mesi (il saldo delle risposte è sceso a -76,1 in maggio da -13,5 in febbraio); queste due condizioni da sole determinano un avvitamento che frena l`attività e incide anche sulla programmazione degli investimenti. Molti imprenditori, inoltre, soffrono per la carenza di liquidità a causa del blocco normativo delle attività nei mesi scorsi. Per il momento, dunque, molti sono costretti a navigare a vista, anche a causa di uno scenario di estrema incertezza sull`economia italiana e internazionale.