Verso gli Stati generali, il piano Colao non semplifica i lavori

Verso gli Stati generali, il piano Colao non semplifica i lavori
10 giugno 2020

Il piano Colao non mette d’accordo la maggioranza e neanche l’opposizione. Mariana Mazzucato, economista, consigliera del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e componente della task force, non lo ha firmato. Tiepida la Confindustria, il sindacato ancora non si è pronunciato perché all’interno della sue articolazioni lo sta studiando. Il documento base di partenza degli Stati generali dell’economia, che dovrebbero partire venerdì e protrarsi fino ai primi giorni della prossima settimana, non sembra al momento ricevere chiari consensi, ma neanche bocciature. Nelle 121 schede di lavoro si prospettano ‘ricette’ per il rilancio del Paese in tutti gli ambiti economici e sociali, nel lavoro e nelle imprese, nelle infrastrutture, nell’ambiente, nel turismo, nell’arte e nella cultura, nella pubblica amministrazione, nella scuola, nella famiglia. Indicazioni per approdare a quella che viene definita ‘la nuova normalità’. Per inciso, manca completamente nel documento un capitolo specifico sul Sud. Forse è proprio l’ampiezza del documento che rende complessa la sua valutazione.

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non ha fatto riferimenti al piano Colao. Parlando delle prospettive del governo e in vista degli Stati generali, Zingaretti ha invitato a sedersi anche al tavolo con opposizione e parti sociali, “non per fare inciuci, ma è talmente importante questo momento che il governo deve ascoltare la società e anche l’opposizione. Non si possono distribuire soldi senza un progetto, il governo sta lavorando e mi auguro che lo faccia”. Il segretario del Pd ha riconosciuto i risultati raggiunti dal governo ma ora “non possiamo sederci sugli allori, non bisogna essere pigri” e ha citato i temi da affrontare con urgenza, “il lavoro, la sicurezza, la possibilità di tornare a scuola a settembre”. Sempre sul fronte Pd, il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, giudica il piano Colao “molto interessante” e auspica che il governo lo faccia proprio. Il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio, ha detto invece di aver iniziato a leggere il piano Colao, alcune cose mi convincono, altre meno”.

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Anche il capo politico del M5s non si pronuncia sul documento della task force Colao e annuncia in questa fase un tour ‘virtuale’ della piazze per illustrare i risultati raggiunti e contro le fake news. Per il Movimento si è espresso il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che lo ha giudicato “un tassello di studio importante per il governo”. All’interno della maggioranza è molto critico il segretario di LeU, Nicola Fratoianni, secondo cui nel piano Colao “prevalgono ricette vecchie, che piacciono a Confindustria e che vengono sperimentate da 30 anni a danno del 99% dei cittadini. Il governo le lasci nel cassetto e colga l`occasione degli Stati Generali per lanciare un piano all`altezza delle necessità”. Decisamente favorevole al document Colao si dichiara invece Italia Viva. “Il piano va implementato – sostiene – per un’Italia più moderna e efficiente”.

Sul fronte dell’opposizione, il leader della Lega, Matteo Salvini, sostiene che molti punti del documento “sono gli spessi proposti dalla Lega a marzo: taglio delle tasse, turismo e scuole. Se anche la task force certifica che le proposte della Lewga sono quelle che servono al paese, speriamo che Conte la ascolti”. Non usa mezzi termini la leader di Fdi Giorgia Meloni. “È ora di mandare a casa l’armata brancaleone pentapiddina e tutti i tecnocrati al loro seguito – ha detto – Invece di pensare ad abbattere la burocrazia e a togliere tutti gli odiosi obblighi che rallentano la nostra economia, i tecnocrati di Conte studiano soluzioni per eliminare il contante dalla circolazione. La task force di Vittorio Colao propone di tassare i prelievi al bancomat!”. Per Mariastella Gelmini “il piano deve essere discusso in Parlamento con le opposizioni”. Il piano, al momento, trova un accoglimento tiepido da parte di Confindustria. Il vice presidente, Maurizio Marchesini, considera “singolare che una task force che deve elaborare un piano di ripresa non abbia al suo interno nessun esponente del mondo delle imprese. E’ ovvio che su quei titoli siamo tutti d’accordo. E’ come dire che tutti vogliamo la pace nel mondo”.

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