Nordcorea aggressiva, sempre più in vista sorella di Kim Jong Un

16 giugno 2020

La nuova spirale di tensioni tra le due metà della Penisola coreana indica un cambiamento nell’approccio internazionale di Pyongyang, dopo un anno nel quale ha mantenuto la porta aperta a Seoul. E tutto questo avviene mediante una sempre più forte l’esposizione di Kim Yo Jong, la sorella minore trentenne (a quanto si sa) del leader supremo Kim Jong Un. La Corea del Nord ha fatto saltare in aria oggi l’ufficio di collegamento intercoreano di Kaesong, al confine, portando a un nuovo picco le tensioni con Seoul, nonostante in Corea del Sud sia al potere il presidente Moon Jae-in, che dall’inizio del suo mandato ha cercato in ogni modo di favorire una via d’uscita pacifica al conflitto in corso, anche se congelato, dalla fine della seconda guerra mondiale.

“Il relativo dipartimento della Repubblica democratica popolare di corea (DPRK, Corea del Nord) ha dato seguito all’ordine di distruggere completamente l’ufficio di collegamento congiunto Nord-Sud nella Zona industriale di Kaesong, alla vigilia del taglio di tutte le linee di comunicazione di colegamento tra il Nord e il Sud”, ha scritto l’agenzia di stampa ufficiale KCNA. Secondo la Corea del Nord la distruzione è in linea con il “sentimento del popolo infuriato e punta costringere la feccia umana, e coloro che hanno ospitato la feccia, a pagare cari i loro crimini”. Il riferimento è ai fuoriusciti nordcoreani che lanciano attraverso il confine volantini di propaganda contro la Corea del Nord. Nei confronti di questa attività la sorella di Kim Jong Un ultimamente ha incrementato la retorica e ha lanciato minacce, anche molto dirette. Sabato Kim Yo Jong ha detto che “dopo lungo tempo, si vedrà una tragica scena delll’ufficio congiunto di collegamento Nord-Sud completamente crollato”.

Leggi anche:
Il vicepresidente del CSM si schiera col governo: stop al “diritto creativo” dei magistrati

La KCNA ha parlato di una “terribile esplosione”, che in effetti è stata avvertita chiaramente dal villaggio sudcoreano di Daeseong-dong e ripresa dalle telecamere a circuito chiuso di un ufficio di controllo al confine tra le due Coree. Inoltre, prima della deflagrazione, lo Stato maggiore dell’Esercito del popolo coreano (Nord) ha anche minacciato che rivedrà i suoi piani d’azione per avanzare “nelle zone che sono state smilitarizzate in base all’accordo Nord-Sud, trasformando la linea del fronte in una fortezza e rafforzare ulteriormente la vigilanza”. Una minaccia estremamente pesante, a cui – secondo lo Stato maggiore dell’esercito del Sud – al momento Pyongang non ha ancora dato corso: “Al momento non abbiamo rilevato mosse specifiche da parte delle forze nordcoreane. Le stiamo monitorando strettamente”. Per quanto riguarda la distruzione dell’ufficio, il Cheong Wa Dae – cioè la presidenza sudcoreana – ha emesso un comunicato insolitamente duro per l’era Moon. “Si tratta di un gesto che viola la speranza di tutto il popolo che vuole uno sviluppo delle relazioni intercoreane e una pace duratura per la Penisola coreana”, recita.

“Il governo – continua – chiarisce che ogni responsabilità causata da questi eventi ricade completamente sulle spalle della Corea del Nord (…) Avverttiamo con chiarezza che, se la Corea del Nord farà ulteriori passi per aggravare la situazione, risponderemo con forza”. L’ufficio di collegamento era stato aperto a settembre 2018 per facilitare la cooperazione e il dialogo intercoreani nell’ambito del processo di ammorbidimento dei rapporti tra le due Coree e tra Corea del Nord e Stati uniti. Ma aveva sospeso a inizio gennaio le sue attività a causa delle misure anti-COVID-19. Ma perché Pyongyang sta agendo ora, in maniera così decisa? Da un lato potrebbe esserci un’esigenza interna: la necessità di dare a Kim Yo Jong credenziali militari in modo da rafforzarne la posizione, dopo che per un periodo era stata anche messa da parte proprio a causa del fallimento del processo di pace. La sorella di Kim è vista da molti osservatori internazionali come la principale candidata in caso di un’eventuale successione dinastica del Leader, ma deve scontare il fatto di essere donna, in una società fortemente paternalistica come quella coreana.

Leggi anche:
La Russia alza la tensione: il missile Oreshnik e la minaccia all’Europa

Da un altro lato si potrebbe trattare di pressioni verso il Sud perché il governo ha bisogno di risorse, visto che il paese rischia una grave crisi alimentare e umanitaria. “L’amministrazione Moon dovrebbe aver capito che non ha a che fare con idealisti nazionalisti a loro affini, ma con il più furbo marchio di iper-realisti in attività”, ha commentato sul rispettato sito di notizie nordcoreane NK News l’esperto Andrei Lankov. “La Corea del Nord – ha continuato – s’aspettava un aiuto economico e finanziario: esattamente ciò che il Sud ha evitato di dare”. askanews

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti