Il Fondo monetario internazionale vede ancor più nero per quest’anno e taglia le stime di crescita per il 2020, prevedendo una flessione del Pil mondiale del 4,9% contro il -3% stimato ad aprile. E sarà l’Italia a pagare lo scotto maggiore alla pandemia di coronavirus, con un crollo del Pil del 12,8% nel 2020, rispetto alla precedente previsione di -9,1%. Nel 2021, l’attività economica italiana rimbalzerà invece del 6,3%, l’1,5% in più rispetto a quanto l’istituto di Washington si attendesse in primavera. A preoccupare e’ anche l’andamento dei conti pubblici. Secondo l’Fmi il rapporto tra deficit e Pil nel nostro Paese risulterà pari al 12,7% quest’anno e al 7% il prossimo. Il rapporto tra debito e Pil salira’ invece sino al 166,1% nel 2020 per poi calare al 161,9% nel 2021.
“Rispetto ad aprile c’è un grado di incertezza più elevato”, spiega l’Fmi, “la pandemia ha avuto un impatto sull’economia nella prima metà del 2020 più negativo di quanto previsto e si prevede che la ripresa sarà più graduale di quanto precedentemente stimato”, con l’occupazione che subirà un impatto “catastrofico” dalla crisi. Nessun Paese si salva dal taglio delle stime: per gli Stati Uniti l’Fmi prevede una contrazione dell’economia dell’8% (-5,9% ad aprile), per l’eurozona un -10,2% (-7,5% ad aprile). Anche per la Spagna si stima una caduta del 12,8% (dal precedente -8%), per la Francia del 12,5% (da -7,2%), per la Germania del 7,8% (da -7%). Fuori dall’Europa, la Cina crescerà solo dell’1%.
GLI SCENERI
L’anno prossimo, stima l’Fmi, il Pil globale crescerà del 5,4%, un po’ meno rispetto al +5,8% previsto ad aprile. Nel dettaglio, per gli Stati Uniti è previsto un rimbalzo del 4,5% e per l’eurozona del 6% (da +4,7%), con l’Italia che crescerà del 6,3% (dal precedente +4,8%), come la Spagna, la Francia del 7,3%, la Germania del 5,4%. In ulteriore peggioramento i conti pubblici: secondo il Fondo monetario il rapporto tra deficit e Pil del nostro Paese risulterà pari al 12,7% quest’anno (contro l’8,3% stimato ad aprile) e il rapporto col debito volerà al 166,1% (dal precedente 155%). In sostanza, “una crisi senza precedenti avrà una ripresa senza precedenti”, per dirla con la capo economista del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath.
LAVORO E POVERTA’
La crisi innescata dal coronavirus è un colpo “catastrofico” sul mercato del lavoro mondiale. Tuttavia, secondo Fmi, “alcuni paesi (soprattutto l’Europa) sono riusciti a contenere le ricadute con efficaci piani di breve termine”. Il Fondo quindi cita i dati dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro: il calo delle ore lavorate nel primo trimestre rispetto al quarto trimestre del 2019 equivale alla perdita di 130 milioni di posti di lavoro. Il calo del secondo trimestre equivale a 300 milioni di posti. A rischio anche i progressi nella lotta contro la povertà. Infatti, le ricadute dell’epidemia di coronavirus sull’economia rischiano di cancellare tutti i progressi fatti nella lotta contro la povertà negli ultimi anni e di “aumentare significativamente le diseguaglianze”. Gli effetti della pandemia hanno avuto “un acuto impatto negativo in particolare sui poveri a livello mondiale”. La frazione di popolazione mondiale che vive in condizioni di estrema povertà, vale a dire con meno di 1,90 dollari al giorno, ricorda l’Fmi, era scesa sotto il 10% negli ultimi anni dal 35% del 1990.