Niente staffetta latina all’Eurogruppo. Contro i pronostici prevalenti, i ministri delle Finanze hanno eletto nuovo presidente l’irlandese Paschal Donohoe, in sostituzione del portoghese Mario Centeno, che aveva deciso di non ricandidarsi. I candidati in corsa erano tre, oltre all’irlandese c’erano in la spagnola Nadia Calvino, ritenuta favorita e che aveva ottenuto anche l’appoggio dell’Italia, e il lussemburghese Pierre Gramegna.
Dopo una fumata nera alla prima tornata di votazioni la Calvino era in netto vantaggio, ma non abbastanza da ottenere la maggioranza assoluta dei 19 Paesi dell’area euro. Gramegna ha deciso di ritirarsi e apparentemente i suoi voti sono confluiti tutti su Donohoe. Un voto che potrebbe anche riflettere una sorta di schieramento dei Paesi più piccoli contro l’asse delle quattro grandi economie dell’area euro. Ed è a loro che apparentemente Donohoe ha fatto riferimento, quando dopo l’elezione ha ripetuto varie volte, con enfasi, che come presidente intende lavorare “con tutti” e coinvolgere ogni Stato per assicurare una ripresa equa e inclusiva.
Nato a Dublino nel 1974, è un esponente di primo piano del Fine Gael, formazione di conservatori e liberali affiliata in Europa al Ppe (mentre la Calvino è un indipendente mebro di un governo socialista) e ministro delle Finanze del Paese dal 2017, riconfermato in questa posizione nel 2020. In precedenza era stato ministro di Riforme e Spesa pubblica, portafoglio che ha mantenuto nella nuova carica. Precedentemente è stato ministro di Trasporti, Sport e Turismo, e ministro degli Affari europei. Donohoe stato eletto in Parlamento nel 2011 e in precedenza è stato eletto nel Consiglio comunale di Dublino. Secondo il profilo della sua pagina internet, si è laureato in scienze politiche e economia al Trinity College.
Quali saranno le sue posizioni politiche, nel complicato rapporto di equilibri in seno alle istituzioni europee resta da capire. Certo, è il ministro di un Paese che ha ricevuto gli aiuti del fondo anticrisi Mes (o Esm e prima del Efsf) e che quindi potrebbe non essere tra i più ferventi sostenitori del rigore e dell’austerità. Al tempo stesso, però, viene da quella Irlanda la cui fiscalità sulle imprese viene vista da anni con un crescente disappunto da altri Paesi, in particolare per i vantaggi che ha assicurato alle grandi multinazionali digitali, che spesso vi hanno messo le loro sedi legali. Che posizione avrà, Donohoe, nell’elaborazione di una eventuale digital Tax europea? O, peggio ancora, su una tassazione minima sulle società?
Sulla crisi pandemica “le sfide sono grandi ma prevarremo e le supereremo” ha affermato nella conferenza stampa al termine della riunione in cui è stato eletto. “Nel corso della mia presidenza lavorerò con tutti – ha detto – per capire come la nostra valuta comune possa essere il fondamento per rispondere e superare queste grandi sfide”. Sull’accordo da raggiungere sul Recovery fund europeo “penso che ci sia molto da fare ma penso che la volontà ci sia. Nelle discussioni che avuto con tutti nella campagna per la presidenza dell’Eurogruppo – ha detto il neo presidente Paschal Donohoe – sono stato colpito dalla consapevolezza che tutti hanno sulle sfide che ci sono e delle risposte che dobbiamo dare. Lavorerò duro” con gli altri ministri ma “il prossimo passo – ha ricordato – sarà il meeting dei leader Ue alla fine della settimana prossima”.