Piano Ue, proposta negoziale Michel conferma struttura e cifre

Piano Ue, proposta negoziale Michel conferma struttura e cifre
Charles Michel
10 luglio 2020

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha presentato oggi la sua attesa proposta di compromesso che sarà usata come base per il negoziato al vertice di Bruxelles dei capi di Stato e di governo, il 17 e 18 luglio, sul “Recovery Plan” post pandemico (“Next Generation Eu”) e sul bilancio pluriennale comunitario 2021-2027. La proposta Michel, chiamata in gergo “Nego box”, non modifica la struttura di “Next Generation Eu”, presentato dalla Commissione il 27 maggio scorso, lasciando invariati sia l’ammontare massimo del Piano (750 miliardi di euro) che la proporzione fra prestiti diretti (250 miliardi) e sovvenzioni (500 miliardi, di cui 310 nella “Recovery and Resilience Facility”) da assegnare agli Stati membri.

Cambia invece leggermente l’ammontare del bilancio pluriennale, ridotto da 1.100 a 1.074,3 miliardi di euro. In questo caso, le riduzioni (per un totale di 25,7 miliardi) riguardano alcune voci di spesa in cui verrebbero comunque aggiunti nuovi fondi provenienti dal “Next Generation EU”, compensando le perdite. Non sono toccati, comunque, né i fondi di coesione né quelli della Politica agricola comune. Le novità maggiori, per venire parzialmente incontro ai paesi critici nei confronti della proposta della Commissione – e in particolare i quattro cosiddetti “frugali” (Olanda, Austria, Svezia e Danimarca) -, vengono introdotte soprattutto nella “governance”, ovvero i meccanismi decisionali per approvare l’esborso dei finanziamenti Ue agli Stati membri, e poi nei tempi di attuazione di “Next Generation EU”: l’assegnazioni dei fondi viene concentrata nel triennio 2021-2023, mentre la data d’inizio dei pagamenti per rimborsare i prestiti (fino a 750 miliardi di euro) che saranno contratti dalla Commissione sui mercati, viene anticipata di un anno, al primo gennaio 2027 (i rimborsi continueranno poi fino al 2058).

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Un’altra concessione di Michel è diretta agli Stati membri che avevano criticato il criterio di allocazione delle sovvenzioni da 310 miliardi della “Recovery and Resilience Facility”, perché non si limita a prendere in conto l’impatto diretto del Covid-19 sull’economia, ma prende in conto anche la situazione precedente. Nella proposta della Commissione, infatti, l’intensità del sostegno ai paesi beneficiari dipende anche dal tasso di disoccupazione degli ultimi cinque anni (2015-2019), considerato come un indice di una debolezza strutturale (o di bassa resilienza), precedente alla pandemia ma che ne rischia di aggravarne le conseguenze. Michel propone di lasciare questo criterio invariato per il 2021 e 2022, quando suggerisce che venga assegnato il 70% dei fondi (217 miliardi di euro); ma propone di cambiarlo nel 2023, per l’assegnazione del restante 30% dei fondi (93 miliardi), sostituendolo con il nuovo criterio della caduta complessiva del Pil nel 2020 e 2021 nei paesi beneficiari, osservato nel 2022.

Del tutto nuova è poi la proposta di costituire una riserva di 5 miliardi di euro per la Brexit, nel caso in cui non vadano a buon fine i negoziati in corso per le relazioni future fra Ue e Regno Unito. Il fondo servirebbe a mitigare gli effetti dell’eventuale mancato accordo con Londra, negli Stati membri con le economie più interconnesse con quella britannica; e l’Olanda, il più duro dei quattro “frugali”, è sicuramente uno di questi paesi. Una concessione scontata è poi quella riguardante i “rebate”, o “sconti”, i rimborsi parziali delle contribuzioni nazionali al bilancio Ue di cui hanno goduto finora proprio i quattro “frugali”, oltre alla Germania, e che avrebbero dovuto essere aboliti gradualmente nei prossimi anni: come già aveva fatto la Commissione, Michel propone di mantenerli per tutto il periodo del prossimo bilancio pluriennale 2021-2027.

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La concessione più importante ai “frugali” è comunque quella della “governance”: Michel propone di sottoporre l’approvazione dei piani di investimento e di riforme nazionali che saranno presentati dagli Stati membri (i “Recovery and Resilience Plan”) alla decisione a maggioranza qualificata del Consiglio Ue. La versione originaria di “Next Generation EU” prevedeva invece che l’approvazione dei piani nazionali fosse sottoposta a una procedura decisionale detta “comitologia”, in cui le proposte della Commissione possono essere bocciate solo dalla maggioranza qualificata degli Stati membri. Nelle ultime settimane questo era stato uno dei punti sollevati dai “frugali”, e soprattutto dall’Olanda, che chiedevano addirittura l’unanimità in Consiglio (ovvero il diritto di veto) per approvare i piani nazionali di spesa. I piani nazionali dovranno precisare non solo come e dove saranno investiti i finanziamenti del Recovery Fund, ma anche come si intende attuare le riforme strutturali previste nelle “raccomandazioni specifiche per paese” (saranno sul tavolo anche quelle degli anni precedenti, ha avvertito Michel) che sono indirizzate a tutti gli Stati membri durante il “semestre europeo” sulla sorveglianza e il coordinamento delle politiche di bilancio.

La proposta Michel prevede che la Commissione proceda all’esborso dei fondi dopo l’approvazione dei piani nazionali da parte del Consiglio Ue, e “prendendo in conto” anche l’opinione del Comitato economico e finanziario dell’Ue (l’organismo tecnico, in cui siedono i direttori del Tesoro degli Stati membri). Michel propone inoltre di fissare già ora un calendario per la presentazione delle proposte relative alle nuove “risorse proprie” del bilancio comunitario, che dovranno permettere di rimborsare il debito emesso dalla Commissione per finanziare “Next Generation EU”. Il calendario suggerito comincia con la tassa sulla plastica monouso (già proposta dalla Commissione), che entrerebbe in vigore all’inizio del 2021, e prosegue con la “Carbon-tax” alle frontiere e una “digital levy” che dovrebbero essere proposte nel primo semestre del 2021 per entrare in vigore all’inizio del 2023, per finire con la modifica all’attuale “borsa delle emissioni” europea (sistema Ets), che dovrebbe essere estesa al settore marittimo e all’aviazione, più altre possibili risorse proprie, da proporre entro il 2027.

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Infine, la proposta Michel prevede un rafforzamento del meccanismo di protezione dello stato di diritto (in particolare l’indipendenza della magistratura e la libertà dei media) nei paesi membri. Il legame con la spesa del bilancio Ue sta nel fatto che dove non è garantito lo stato di diritto non è possibile controllare il modo in cui vengono spesi i fondi comunitari. Il rispetto di questo principio dovrebbe essere quindi una delle “condizionalità” a cui è sottoposta l’erogazione dei finanziamenti, con la possibilità per il Consiglio Ue di votare sanzioni a maggioranza qualificata contro i paesi inadempienti, afferma in sostanza Michel. Il presidente del Consiglio europeo propone anche di affidare alla Commissione e alla Corte dei Conti Ue il compito di redigere dei rapporti sulle eventuali deficienze nello stato di diritto nei paesi membri che hanno impatto sull’esecuzione del bilancio comunitario, e di rafforzare il ruolo del nuovo procuratore europeo.

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