Una Corte suprema divisa ha dato il via libera al proseguimento della costruzione di una parte del muro voluto dall’amministrazione Trump al confine con il Messico. Mentre si preparano i ricorsi legali, la sentenza, scrive la CNN, rappresenta una vittoria per Trump, che ha fatto del muro anti migranti “una pietra angolare della propria presidenza”, ed è invece una sconfitta per i gruppi ambientalisti e di difesa dei diritti civili. Quattro giudici supremi, Stephen Breyer, Ruth Bader Ginsburg, Elena Kagan e Sonia Sotomayor si sono opposti alla decisione e, hanno sottolineato per bocca di Breyer, mentre si deciderà nel merito la porzione di muro sarà ormai completata.
Al centro della disputa legale, la decisione di Trump di spostare sulla costruzione del muro 2,5 miliardi di dollari di fondi del Pentagono. Un’operazione che, secondo l’American Civil Liberties Union il presidente non ha il diritto di fare senza l’autorizzazione del Congresso. La costruzione dell’opera era iniziata nel 1990 durante la presidenza di George H. W. Bush quando la polizia di frontiera aveva elaborato una strategia di recinzioni e ostacoli al confine, ma è stato Donald Trump ad investire centinaia di milioni di dollari per finire la costruzione di questa barriera e arrivare alla valle del Rio grande.
Naturaleza derriba el muro de Donald #Trump en Río Grande en el Valle de Texas luego del paso del #Huracán #Hanna pic.twitter.com/yAAInbjcse
— Enrique BurgosV (@enriqueburgosv) July 26, 2020
Intanto, nei giorni scorsi, un video postato su Twitter è diventato virale: mostra una sezione del muro di confine che separa gli Stati Uniti dal Messico che crolla sotto le forti folate di vento dalla tempesta tropicale Hanna. Dopo essere approdata nel sud del Texas, lungo la costa del Golfo, come un uragano di categoria 1, Hanna era già stata declassata a depressione tropicale, con acquazzoni lungo il confine tra Stati Uniti e venti fino a 50 miglia all’ora.
Una specie di nemesi per Trump, un negazionista climatico che vede il suo “indistruttibile” muro di confine anti-immigrati, che solo pochi giorni fa aveva definito “La struttura di muro di confine più potente e completa” del mondo, tirato giù da un evento meteorologico estremo e un altro brutto colpo per la sua campagna elettorale, sempre più xenofoba, che non decolla nonostante abbia già speso 11 miliardi per costruire un muro che alla fine dovrebbe costare circa 21,6 miliardi di dollari.
Qualcuno ha messo in dubbio l’autenticità del video, ma diversi giornali messicani e associazioni dicono che è stato girato nell’area di confine fra il Texas e Ciudad Camargo nello Stato mssicano di Tamaulipas. Ma secondo la Customs and Border Patrol il video non può essere stato girato nella Valle del Rio Grande e Nick Miroff scrive sul Wahington Post: “Non è chiaro dove sia stato girato, ma in base al terreno desertico, alla registrazione diurna e allo stile dei dissuasori, immagino che queste siano immagini di un monsone a ovest, probabilmente in Arizona”. Comunque, vero o fake news il video è diventato l’occasione per sfottere il più grande e inarrivabile diffusore di fake news statunitense: Donald Trump. Verrebbe da dire che chi di fake new colpisce di fake new perisce.