La Corte Suprema spagnola ha ratificato l’inabilitazione per un anno e mezzo del presidente della Comunità autonoma (regione) della Catalogna, Quim Torra, colpevole di disobbedienza nei confronti della commissione elettorale centrale che gli aveva ordinato di ritirare dalla sede della Generalitat uno striscione di sostegno ai leader indipendentisti catlani in carcere. L’inabilitazione era stata decisa in primo grado dal Tribunale Superiore di Giustizia catalano, il massimo organo giuridico della regione; Torra aveva presentato ricorso alla Corte Suporema.
L’inabilitazione avrà effetto giuridico solo dopo la formale trasmissione della sentenza allo stesso Torra da parte del tribunale di prima istanza, il che potrebbe richiedere ore o persino giorni; ogni eventuale ricorso non potrà avre carattere sospensivo. La Corte Suprema ha sottolineato come la questione non riguardi la posizione a favore dei leader in carcere, ma l’esposizone di uno striscione durante un periodo elettorale in cui le autorità dovrebbero mantenere una stretta neutralità; scartata quindi la tesi della difesa secondo cui la Giunta elettorale non è un organo di pubblica autorità e dunque non poteva emanare una tale richiesta. Non è chiaro quale sarà la reazione dei partiti indipendentisti alla decisione, peraltro ampiamente attesa: Torra aveva scartato l’ipotesi di un ricorso alle urne, non volendo lasciare un vuoto di potere in un momento politicamente e socialmente assai delicato data la pandemia di coronavirus.
Tuttavia un voto anticipato appare al momento inevitabile, anche perché gli stessi partiti indipendentisti non sono d’accordo su quale sia la strategia da seguire, anche in vista dei rapporti con il governo di Madrid. Anche l’esecutivo di Pedro Sanchez – che aveva criticato come “eccessiva” una eventuale inabilitazione – ha infatti un interesse nella vicenda: i voti degli indipendentisti di Erc sono necessari per l’approvazione della legge di bilancio. Non a caso il governo ha avviato l’iter per l’approvazione di una legge di indulto che permetta la scarcerazione (almeno per quanto riguarda il reato di sedizione) dei leader indipendentisti fra cui il segretario di Erc, Oriol Junqueras, impegnandosi anche a resuscitare il “tavolo di dialogo” più volte chiesto da Barcellona ma rimasto fino ad ora lettera morta.