Mentre il mondo è mobilitato nella corsa contro il tempo per capire come arginare la diffusione del nuovo Coronavirus, da un lato si fanno nuove scoperte sulla genetica del Covid mentre si apprezza sempre di più la canapa per svariati usi terapeutici.
Infatti, negli ultimi anni la scienza medica sta progressivamente abbandonando i preconcetti nei confronti della canapa per un uso che non sia quello millenario in ambito tessile, per andare a investigare a fondo e sfruttare le sue proprietà benefiche e curative. Lasciando da parte quello che comunemente viene definito come “uso ricreativo” dei derivati di questo vegetale, la specie Cannabis sativa è divenuta una delle fonti di componenti naturali in grado di alleviare o risolvere vari malanni.
Coloro che desiderano farne un uso ricreativo sono consapevoli della presenza di composti chimici psicoattivi come il THC (tetraidrocannabinolo), amati da chi è in cerca di quella alterazione sensoriale e la sensazione di sballo riconducibile tipicamente alle sostanze stupefacenti. Contrariamente a quanto accade con il THC, per finalità terapeutiche la farmacologia fa ricorso al CBD (cannabidiolo): anche quest’ultimo rientra fra i principali principi attivi presenti naturalmente nella Cannabis sativa, dal potere antinfiammatorio più volte dimostrato dalla ricerca scientifica e privo di effetti psicotropi.
Il gruppo di esperti di naturopatia che collabora con Sundt.it afferma che i poteri benefici del CBD per la salute derivano dalla sua capacità di interagire con il sistema enndocannabinoide insito nell’organismo, che gestisce le neurotrasmissioni che danno origine alle sensazioni. In questo complesso sistema di interazioni biochimiche il CBD è in grado di condizionare i recettori nervosi messaggeri per modulare, ad esempio, la reazione del sistema immunitario, la percezione del dolore ecc… Grazie a questo il CBD viene adottato per il trattamento di malattie reumatiche invalidanti (artrite reumatoide, fibromialgia…), di alcune forme di epilessia infantile, per i riequilibrio dei livelli di ansia e stress con relativa normalizzazione della pressione sanguigna.
Ma non è tutto per questo composto, dal momento che quasi la totalità degli esseri viventi vertebrati è provvista del sistema endocannabinoide. Ciò comporta che può essere usato anche per il trattamento di condizioni di disagio psichico e fisico anche di molti animali, in maniera del tutto analoga a quanto accade per gli esseri umani. Ecco che il ricorso a prodotti a base di CBD viene consigliato per alleviare lo stress dovuto ad eventi traumatici (per esempio l’abbandono del cane o del gatto, o ancora la violenza) o per il cambiamento di ambiente, ma anche per combattere infezioni e dolori persino nei cavalli.
Ovviamente in base alla specie deve essere usata una differente concentrazione di CBD, evidentemente più bassa di quella per l’uomo. In commercio sono disponibili varie formulazioni, però quella più comunemente scelta è l’olio di CBD per animali, privo dei terpeni e fenoli portatori in loro di effetti collaterali anche importanti. Anche qui la qualità della materia prima usata per l’estrazione del composto e il processo di elaborazione sono determinanti, per ottenere un prodotto finale non contaminato da altri principi attivi.