Coronavirus, registrati nel mondo 5 casi di reinfezione. Alcuni con sintomi più gravi

Coronavirus, registrati nel mondo 5 casi di reinfezione. Alcuni con sintomi più gravi
13 ottobre 2020

E’ di oggi la notizia di due casi di reinfezione da SARS-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19, con aggravamento dei sintomi nella seconda manifestazione della malattia, a fronte dei pochissimi casi di reinfezione segnalati da marzo ad oggi sugli oltre 37 milioni contagi confermati nel mondo. Oggi la rivista Lancet ha riferito il caso di un uomo di 25 anni, infettato due volte negli Stati Uniti: una prima volta, ad aprile, con sintomi lievi, diventati più gravi alla seconda positività, avvenuta a distanza di sei settimane. A sua volta la rivista Clinical Infectious Diseases ha riportato il caso di una donna olandese di 89 anni, morta alla seconda infezione, avvenuta 59 giorni la dimissione dall’ospedale dopo la prima malattia.

Nei mesi scorsi erano stati segnalati altri due casi di reinfezione, ma senza un aggravamento dei sintomi. Il primo caso riguarda un uomo di 33 anni di Hong Kong, risultato positivo una prima volta a marzo, con due settimane di ricovero in ospedale, e una seconda volta il 15 agosto al rientro a Hong Kong dalla Spagna attraverso il Regno Unito, con tampone positivo all’aeroporto in assenza di sintomi. Il secondo caso è riferito a una donna di 51 anni belga, positiva una prima volta a marzo, quindi di nuovo tre mesi dopo, ma senza alcun aggravamento di sintomi, leggeri in entrambi i casi. Solo un altro caso, registrato in Ecuador, aveva evidenziato un aggravamento dei sintomi, senza però la necessità di un ricovero in ospedale. Si tratta di un uomo di 46 anni, ammalatosi una prima volta a maggio con sintomi lievi, quindi di nuovo a luglio.

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Secondo Lancet, a fronte di un ridotto numero di test e dell’assenza di un’azione di monitoraggio, non si può dire con quanta frequenza si verifica la reinfezione tra le persone guarite una prima volta. I casi di reinfezione asintomatica, come nel caso di Hong Kong, possono essere rilevati solo da test di routine o eseguiti in aeroporto, “e probabilmente stiamo sottostimando in modo grave il numero di reinfezioni asintomatiche”. Ad oggi, hanno sottolineato i ricercatori di Lancet, non si può neanche rispondere alla domanda sul perchè in alcuni casi la seconda infezione sia più lieve e in altri più grave, perchè sarebbero “necessarie ulteriori indagini sulle risposte immunitarie preesistenti prima della seconda esposizione e sulla carica di inoculo virale”.

In conclusione dell’articolo riguardante il caso registrato negli Stati Uniti, Lancet sottolinea che “i casi di reinfezione ci dicono che non possiamo fare affidamento sull’immunità acquisita dall’infezione naturale per avere l’immunità di gregge; non solo questa strategia è letale per molti, ma non è nemmeno efficace. L’immunità di gregge richiede vaccini sicuri ed efficaci e una solida campagna di vaccinazione”. askanews

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