Al via Stati generali dei Cinquestelle, Casaleggio e Di Battista attaccano

Al via Stati generali dei Cinquestelle, Casaleggio e Di Battista attaccano
Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio
23 ottobre 2020

Gli Stati generali del Movimento 5 stelle, l`appuntamento che ridisegnerà l`organizzazione, la struttura e le regole della creatura fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, hanno preso il via a livello locale, con un fitto calendario di appuntamenti provinciali che si svolgeranno, la maggior parte, tra domani e domenica. Oltre 7mila il numero di persone che, a ieri sera, hanno confermato la propria partecipazione. “Persone che hanno deciso di aderire, metterci la faccia”, si entusiasma in un post mattutino sul blog delle stelle il capo politico Vito Crimi.

“Ci stiamo impegnando al massimo – assicura – per dare al Paese e a tutti i cittadini il miglior MoVimento possibile”. Crimi ha messo in piedi un vero e proprio congresso: incontri locali, poi regionali il prossimo weekend e kermesse nazionale il 14 e 15 novembre. E un dettagliato regolamento in cui si stabilisce come viene scelto chi rappresenterà la regione all`incontro nazionale. Tutto “per favorire la massima rappresentatività di tutte le sensibilità del Movimento”. Ma sull`avvio della kermesse pesano le parole di Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista. Vengono affidate al libro di Bruno Vespa che ogni anno, in autunno, raccoglie le dichiarazioni degli esponenti politici ed istituzionali più in vista. Entrambi dicono che il limite di due mandati per i parlamentari è un principio cardine e che se dovesse cambiare non si riconoscerebbero più nel movimento tanto da non escludere di lasciarlo.

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“Se il Movimento si chiama movimento è perché ci sono regole frutto della partecipazione dal basso. Se queste regole cambiassero, se il M5S si trasformasse in un partito io non mi ci riconoscerei. Finora ho prestato la mia opera gratuitamente. Tornerei a coltivare altri interessi”, dice Casaleggio. E Di Battista: “Non sarebbe più il Movimento in cui mi ritroverei. Restare fermi a due mandati non è un’opzione, ma una regola fondativa del Movimento. Se ne condivido il progetto resto, se non lo condivido me ne vado. E’ evidente che se il Movimento Cinque Stelle diventasse un partito come gli altri come quelli denunciati nel 1981 da Berlinguer che occupavano le istituzioni io non mi ci riconoscerei e me ne andrei”, spiega l`ex parlamentare sottolineando che si ricandiderebbe solo in un Movimento che corresse da solo alle elezioni. Quindi no all`alleanza strutturale col Pd perché in coalizione con i del “prenderemmo l`8%”. Ci si allea casomai dopo il voto. E Casaleggio la pensa alla stessa maniera frenando anche sulle intese in vista delle elezioni amministrative dell`anno prossimo con il partito di Nicola Zingaretti: “Sarebbe meglio guardare alle liste civiche che non ai partiti. E’ difficile imporre dall’alto alleanze locali”.

Sulla futura organizzazione del movimento Di Battista non sbarra la strada alla volontà di Luigi Di Maio e di Roberto Fico di una guida collegiale: “Io avrei preferito che si nominasse un capo politico e so che una parte del Movimento è contraria perché teme che possa io ricoprire questo ruolo. E invece io non ho mai avuto particolare interesse a farlo. Un organo collegiale non mi scandalizzerebbe e anche qui io non ho alcun interesse a farne parte”. Di Battista assicura che non farebbe mai una scissione perché “io amo il movimento”. L`ex deputato è in campo. E con lui si schierano oggi nove tra parlamentari, europarlamentari e amministratori. Sono Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani, Barbara Lezzi, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao, Mari Muscarà, Anna Lucia Grimaldi, Eleonora Evi: “E` arrivato il momento di fare una scelta di campo, se non ora mai più. Questi due anni e mezzo di governo hanno segnato un momento cruciale per il Movimento 5 Stelle che, dopo due anni e mezzo di legislatura al governo di questo Paese, tra il 14 e il 15 novembre dovrà scegliere in quali vesti presentarsi agli elettori. Abbiamo deciso di lavorare insieme ad Alessandro Di Battista per l’agenda 20/30”.

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E sbarrano la strada all`alleanza col Pd: “Lo sconcerto che ha prodotto in noi l’ipotesi ventilata da alcuni di legare il Movimento strutturalmente ad un partito di establishment come il Pd, ci ha spinto ad assumere una posizione pubblica, a fare una scelta di campo, pur senza mettere in discussione il sostegno al governo”. Casaleggio invece non esclude vada a finire con una scissione e prevede anche una guerra legale sul simbolo: “Se qualcuno vuole costituire un partito, credo che seguirebbe l’esempio di altri fuoriusciti che hanno cercato nuovi simboli…io non entrerei in nuovi contesti partitici. Rimarrei nel movimento”.

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