In un sistema di voto complesso come quello americano, un pugno di Stati può bastare per decidere il prossimo inquilino della Casa Bianca. Ed è sui cosiddetti “swing state” che si stanno concentrando le forze e le attenzioni dei candidati nell’ultima settimana di campagna elettorale. L’obiettivo di conquistare i 270 grandi elettori che poi formalmente decideranno chi sarà presidente fra Donald Trump e Joe Biden, si gioca negli Stati in bilico, in cui per ragioni storiche, demografiche e sociali nessuno dei due campi predomina stabilmente.
La situazione è incerta in Stati molto popolosi, che dunque esprimono un numero più alto di grandi elettori, come Florida e Ohio, ma anche nel cuore del Midwest: in Nebraska, Michigan, Wisconsin. Qui Trump ha concentrato una serie serrata di comizi e proprio qui Biden viene dato in vantaggio, mentre nel 2016 Trump vinse, per poco. Stavolta fanno la differenza il voto delle donne e la gestione della pandemia, differenza tutta in negativo per Trump. Fanno gola anche i 20 elettori della Pennsylvania, nuovo epicentro delle proteste contro la brutalità della polizia contro i neri dopo l’uccisione di un afroamericano di 27 anni con problemi mentali. Tematiche che scuotono gli Stati Uniti da mesi e avranno un loro peso specifico.
E insieme con i candidati, è partito lo scatto finale anche dei sostenitori: il miliardario dei casinò Sheldon Adelson ha investito 75 milioni di dollari per lanciare spot tv negli swing state a favore di Trump, mentre l’ex sindaco di New York City, Michael Bloomberg, sta spendendo circa 15 milioni in pubblicità televisiva per l’ex vicepresidente Joe Biden in Ohio e addirittura nel Texas di tradizione repubblicana; due Stati vinti facilmente dal presidente Trump nel 2016, ma ora ritenuti contendibili.