Coronavirus, la rabbia dei campani: la Sanità qui è al collasso. Autore video paziente morto: chiedo scusa a famiglia

12 novembre 2020

Il video che mostra un paziente deceduto in un bagno dell’ospedale Cardarelli di Napoli – che askanews ha scelto di non mostrare – è solo la punta dell’iceberg di un malcontento crescente tra i cittadini campani al cospetto di un evidente difficoltà del sistema sanitario locale nel gestire l’emergenza Covid-19. Ritardi, incongruenze nelle assistenze domiciliari e carenze strutturali, al di là dell’impegno dei sanitari, purtroppo sono all’ordine del giorno in una regione che – se nella prima fase era riuscita a limitare i danni – al 12 novembre 2020 conta invece quasi 100mila casi totali dall’inizio della pandemia e quasi mille persone decedute.

Intanto, il direttore sanitario del Cardarelli, Giuseppe Longo pur ritenendo corretto diffondere la notizia dell’episodio del decesso in ospedale ha, tuttavia, annunciato un’inchiesta interna sul filmato finito online, i cui esiti saranno messi a disposizione della magistratura. “È deplorevole aver registrato e diffuso il video su tutti canali – ha detto – per noi, per me personalmente e per tutta l’azienda la vita è sacra, dall’inizio alla fine; la persona per noi è al centro del nostro servizio d’assistenza. Per questo ho disposto che la direzione sanitaria eseguisse un’indagine interna per accertare tutti i momenti, dalla fase assistenziale alla fase di raccolta di informazioni per chi possa aver mai ripreso il paziente ormai deceduto.

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E intanto, sceglie Facebook l’autore del video diventato ieri virale sui social nel quale si vede un paziente morto nel bagno del pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli. “Chiedo scusa ai familiari ma non sapevo cosa fare – scrive – non era mia intenzione far vedere loro la morte del padre, ma solo che chi è vecchio è destinato a morire perché se vai in ospedale e hai un infarto pensano prima ai pazienti Covid, e se non hai il Covid lo prenderai sicuro”. “La persona anziana si è alzata ed è andata in bagno, dopo 10 minuti ho aperto la porta e gli ho chiesto se era tutto ok, mi ha detto sì con la testa. Quando ho riaperto la porta il vecchietto era a terra, ho preso dell’acqua e gliel’ho gettata in faccia, ho visto che si muoveva e ho chiesto aiuto, ma mi hanno trattato come se avessi l’ebola. Mi hanno detto ‘fatti i fatti tuoi, passi un guaio perché tu non sei sicuro di avere il virus’ in quanto ancora oggi non ho le risposte del tampone molecolare e il vecchietto era infetto”. “Sono tornato dentro, ho preso il telefono, ho registrato e poi ho fatto chiamare il 112. Gli infermieri sono arrivati dopo mezz’ora e hanno dichiarato la morte, mettendolo vicino a noi come se niente fosse. Dopo un’altra mezz’ora è venuto il medico e ha detto arresto cardiaco. Ma il vecchietto non riusciva a respirare, aveva bisogno di ossigeno. Non c’erano barelle per soccorrerlo, non c’era niente, c’ero io contro tutti” conclude.

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