Il Consiglio Esteri dell’Ue ha adottato oggi una decisione e un regolamento che istituiscono una sorta di “Magnitsky Act” europeo, vale a dire un regime che consente di applicare sanzioni contro gravi violazioni dei diritti umani, dovunque accadano nel mondo, e senza che vi sia bisogno, come accadeva finora, di decidere ogni volta un quadro giuridico separato per ogni paese. “Un anno fa esatto avevamo deciso di farlo: oggi abbiamo questo accordo storico”, che “ci consentirà di applicare sanzioni a livello globale, focalizzate sulle violazioni dei diritti umani e non sui singoli paesi, caso per caso. Mandiamo così un chiaro segnale del nostro forte impegno a difendere i diritti umani” quasi in coincidenza con la giornata internazionale dei diritti umani del 10 dicembre, ha detto l’Alto rappresentate per la Politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio.
Le sanzioni potranno prendere di mira individui, entità e organismi, compresi attori statali e non statali, individuati come responsabili delle violazione, o in esse coinvolti. Le sanzioni consisteranno in divieti di viaggio per le persone fisiche e nel congelamento dei fondi, applicabile sia alle persone fisiche che alle entità, nell’Ue. Sarà vietato a persone ed entità nell’Ue, inoltre, mettere fondi direttamente o indirettamente a disposizione di chi è colpito dalle sanzioni. Il quadro sanzionatorio si applicherà ad atti come genocidio, crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni o abusi dei diritti umani, come tortura, schiavitù, esecuzioni extragiudiziarie, detenzioni o arresti arbitrari. Ulteriori tipi di violazioni o abusi possono rientrare nel campo di applicazione delle sanzioni laddove siano diffusi e sistematici, o siano comunque fonte di grave preoccupazione per quanto riguarda gli obiettivi della Politica estera e di sicurezza comune stabiliti nel Trattato sul Funzionamento dell’Ue (articolo 21).
Sarà il Consiglio, all’unanimità e su proposta di uno Stato membro o dell’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, a stabilire, rivedere e modificare le liste delle sanzioni. Sergey Magnitsky era un esperto fiscale in Russia che dopo aver rivelato di aver scoperto una frode che coinvolgeva funzionari corrotti fu arrestato e morì nel 2009 a seguito di percosse subite in prigione, e senza aver avuto accesso alle cure mediche. Nel 2012, gli Stati Uniti adottarono il “Magnitsky Act”, per sanzionare i responsabili della sua morte e altre gravi violazioni dei diritti umani in Russia. Successivamente, il “Global Magnitsky Act”, approvato nel 2016, estese il regime Usa di sanzioni alle gravi violazioni dei diritti umani e atti di corruzione ovunque nel mondo. Altri paesi, da allora (tra cui Canada, Regno Unito e Stati baltici) hanno adottato leggi ispirate dal Global Magnitsky Act.
Nel dicembre 2018 l’Olanda ha proposto un regime di sanzioni simile, “orizzontale”, o “tematico”, anche a livello dell’Ue. L’Unione aveva già la possibilità di decidere sanzioni in materia di diritti umani, ma questi atti richiedevano ogni volta un quadro giuridico separato e una decisione unanime del Consiglio Ue per ciascun paese. Nel 2016, in realtà, l’Unione aveva adottato un approccio “tematico”, invece di quello geograficamente delimitato, per l’applicazione di alcuni tipi di sanzioni, che tuttavia riguardavano solo il terrorismo, le armi chimiche e gli attacchi informatici. La proposta olandese, inizialmente osteggiata da alcuni Stati membri, è stata alla fine ripresa da Borrell. Un anno fa esatto, il 9 dicembre 2019, l’Alto rappresentante ha ottenuto il sostegno del Consiglio per lanciare i lavori di preparazione della proposta legislativa europea, presentata poi il 19 ottobre scorso. Da notare infine, che, a differenza del “Global Magnitsky Act” americano, il regime sanzionatorio europeo non si applicherà alla corruzione, e non avrà carattere extraterritoriale, perché verrà applicato solo nel territorio dell’Ue, e con obblighi riguardanti persone ed entità che hanno sede nell’Unione. askanews