Agitu Ideo Gudeta, donna etiope rifugiata in Trentino, 42 anni, è stata trovata morta questa sera nella sua abitazione a Frassilongo in Val dei Mocheni. La donna, nota a Trento per la sua attività di allevamento di capre in una azienda biologica, sarebbe stata trovata esanime e con ferite sul corpo da un’amica, che ha poi dato l’allarme. Agitu Ideo Gudeta era fuggita dall’Etiopia nel 2010 perché aveva ricevuto minacce da parte del governo contro il land grabbing, come spiegò in un’intervista a Internazionale, gli espropri forzati dei terreni agricoli. Negli anni passati in Trentino aveva denunciato un vicino per minacce con motivazioni razziali. L’uomo era poi stato arrestato.
La gente la chiamava la ‘Regina delle capre felici’. Anche lei era felice, fino alla tragedia di questo pomeriggio quando un’amica l’ha trovata esamine riversa a terra nella sua casa. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di omicidio, il suo corpo sarebbe infatti stato colpito a martellate. I carabinieri e il magistrato sono in attesa del medico legale, che potrà chiarire le cause del decesso una volta effettuato un primo esame sulla quarantaduenne. Nel 2018, Agitu aveva ricevuto minacce a sfondo razziale da parte di un 50enne poi condannato per stalking dal tribunale di Trento a 9 mesi di carcere lo scorso mese di gennaio, anche se l’accusa aveva chiesto la condanna l’aggravante finalizzata alla discriminazione razziale.
“Mi insultano, mi chiamano brutta negra, dicono che me ne devo andare e che questo non è il mio posto” aveva denunciato ai Carabinieri. Nel 2010, era fuggita dall’Etiopia dopo aver ricevuto minacce anche in patria. Solo due mesi fa aveva ricevuto la Bandiera verde di Legambiente. La cerimonia si era svolta a Trento, nel negozio di piazza Venezia che aveva aperto da poco. La motivazione del riconoscimento parlava di ‘determinazione e passione nel portare avanti un’importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione’. Grazie a tenacia e determinazione Agitu aveva creato un’azienda agricola che si occupa dell’allevamento di capre, recuperando terreni demaniali abbandonati da altri allevatori o coltivatori e ristrutturando un vecchio edificio cadente, ricavandone un caseificio.
Da quando si è insediata ha lavorato sempre con profondo rispetto del territorio, contribuendo alla sua cura e valorizzando anche le razze caprine autoctone di pregiata razza Mochena, una razza locale a rischio di estinzione. ‘Sono soddisfatta, questo riconoscimento importante è per me inaspettato ed è una gioia’ aveva detto. Per l’occasione, i vertici locali di Legambiente avevano ricordato la sua storia, ‘imprenditrice arrivata in Trentino dall’Etiopia, dopo essere fuggita con la famiglia per le minacce ricevute dal suo governo, a causa del suo impegno contro il fenomeno del landgrabbing, vale a dire l’accaparramento di terre da parte di multinazionali, a danno degli agricoltori locali.