Al vertice ci sono tutti, anche Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Giovanni Toti. Un modo per provare a dire che nessuno, neanche dai cespugli, abbandonerà il centrodestra per soccorrere Giuseppe Conte. Ma la certezza che il premier non riesca a ricostruire una maggioranza non si può avere, anzi: “Più tempo gli si dà per venire in Aula, più chance ha”, è stato l’ovvio ragionamento fatto al tavolo con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Soprattutto, spiegano fonti della Lega, “se Zingaretti continua a dire che a giugno si va al voto…”. Oppure, si lascia sfuggire un leghista, “se continua a dirlo Fratelli d’Italia…”.
La posizione concordata in un centrodestra meno compatto di quello che vuol far sembrare è dunque quella di chiedere l’immediata parlamentarizzazione della crisi, per vedere poi se la crisi si aprirà davvero oppure se Conte potrà proseguire la sua esperienza. Tutti i presenti hanno giurato sulla tenuta dei propri gruppi parlamentari (domani è in programma un nuovo vertice, alle 11, a Montecitorio), e lo ha fatto anche Berlusconi – dicono dalla Lega – nella telefonata con Matteo Salvini: “Grande compattezza”. Ma nessuno esclude che seppure “con numeri raccogliticci” il premier riesca a farcela.
Magari con l’aiuto di ‘singoli’ parlamentari del centrodestra, sperabilmente – dicono dal Carroccio – non con un’operazione organizzata alla Verdini: “Ci fidiamo di Forza Italia. Fino a prova contraria”. Di sicuro, il segretario leghista sta passando queste ore al telefono, a chiamare i senatori su cui si appuntano i sospetti più forti. Mentre il messaggio ai centristi è che eventuali sostegni a Conte sarebbero fatti pagare a caro prezzo alle amministrative. Il paradosso è che se Conte dovesse farcela comunque, almeno nel breve periodo l’unità del centrodestra potrebbe resistere. Diverso scenario nel caso la crisi si aprisse davvero.
Matteo Salvini ha rilanciato ancora oggi la possibilità che la responsabilità di formare un esecutivo venga affidata al centrodestra, anche per offrire una prospettiva diversa dal governo Conte ai parlamentari che temono il voto: “Del resto – osservano fonti parlamentari – Mattarella sta consentendo oggi a Conte quello che a noi è stato negato, ovvero cercare i numeri in Parlamento…”. Tradotto, se Conte dovesse fallire, un tentativo potrebbe essere concesso anche al centrodestra. Prospettiva che invece non entusiasma Giorgia Meloni, con FdI che insiste sul voto immediato: “Noi riteniamo che ad essere irresponsabile sia un governo raccogliticcio e litigioso. L’Italia ha bisogno di un governo coeso e coi numeri, che può uscire solo dalle elezioni”, dicono da FdI.
Esito che invece Forza Italia continua a vedere con preoccupazione. Con l’area di Mara Carfagna che esplicitamente – per bocca del senatore Andrea Cangini – invoca le larghe intese. E lo scenario su cui il centrodestra potrebbe davvero saltare è proprio il governo istituzionale. Ipotesi più volte affacciata da Forza Italia, con Berlusconi che ha sollecitato “le migliori energie del Paese” a mettersi a disposizione, e su cui anche la Lega potrebbe essere disposta a ragionare. Tanto che nei colloqui tra i palazzi romani, si è ragionato anche della possibilità che un governo di larghe intese possa nascere anche senza FdI e senza la sinistra.