Nel 2020 il numero di pensionati potrebbe aumentare di 100mila unità a causa dell’effetto Covid. Il trend potrebbe continuare anche nei mesi successivi. Per il disavanzo dell’Inps, l’ipotesi relativa al biennio 2020-2021, è un aumento fino a 33 miliardi. A stimarlo è l’ottavo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano Itinerari Previdenziali. Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, suggerisce, quindi, di non ricorrere ad altre forme di anticipo pensionistico, sfruttando la scadenza di Quota 100 per una più equa revisione della riforma Fornero. “Purtroppo anche per quanto riguarda le pensioni in senso stretto – osserva Brambilla – le buone notizie finiscono qui, perché è molto probabile che il mix di anticipi pensionistici introdotto dalla legge di Bilancio per il 2019, sgravi contributivi e crisi pandemica abbia prodotto già per l’anno appena concluso risultati negativi, che perdureranno almeno fino al 2023”.
Per effetto del Covid-19 che incentiverà la propensione al pensionamento anticipato degli italiani, i quali potrebbero cioè finire col ricorrere a Quota 100 e provvedimenti correlati come a una sorta di ammortizzatore sociale (meglio una rendita “decurtata” che nessuna rendita), il documento stima che nel 2020 il numero di pensionati possa aumentare di circa 100mila unità e crescere anche nei mesi successivi, deteriorando per qualche anno il rapporto attivi/pensionati. Allo stesso modo, mentre le entrate contributive risentiranno delle difficoltà occupazionali, la spesa pensionistica sconterà l’incremento dovuto alla pandemia, toccando livelli persino superiori a quelli della crisi del 2008: per il disavanzo Inps, al netto dei trasferimenti del bilancio dello Stato, l’ipotesi per il biennio 2020-2021 è un aumento fino a 33 miliardi, per poi rientrare su livelli più fisiologici a partire dal 2023.
“Se, sul fronte previdenziale, si rende auspicabile non ricorrere ad altre forme di anticipo estemporanee, sfruttando la scadenza di Quota 100 per una vera e più equa revisione della normativa Fornero – sottolinea Brambilla – dall’altra parte l’esecutivo ha già in mano strumenti e misure necessarie per contrastare gli effetti dello sblocco dei licenziamenti e dell’esaurimento della cassa integrazione Covid. Servono però interventi veloci e di qualità, che agiscano su almeno due leve: innanzitutto, il piano vaccini che, ancor più se unito a una massiccia campagna tamponi e alla disponibilità di terapie efficaci, potrebbe rimettere in moto l’economia una volta raggiunta l’immunizzazione di almeno il 65% della popolazione e, non meno importante, l’impiego delle risorse europee e l’avvio della Sblocca Cantieri con la nomina urgente dei commissari. Basterebbe il dispiegamento dei fondi esistenti in tre anni per recuperare totalmente l’occupazione persa per colpa della pandemia”.