La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha illustrato ieri ai leader dei Ventisette, durante la videoconferenza del Consiglio europeo, la decisione presa dall’Esecutivo comunitario di rendere più esigenti i criteri per decidere se autorizzare o no le esportazioni verso i paesi terzi dei vaccini prodotti nell’Ue. “Ho presentato ai leader – ha riferito von der Leyen – le ultime modifiche al meccanismo per la trasparenza e l’autorizzazione alle esportazioni di vaccini anti Covid-19. Ieri la Commissione ha aggiunto al campo di applicazione di questo meccanismo i criteri di reciprocità e proporzionalità. Per essere molto chiari: vogliamo assicurarci che l’Europa riceva la sua giusta quota di vaccini. Perché dobbiamo essere in grado di spiegare ai nostri cittadini che se le aziende esportano i loro vaccini in tutto il mondo, è perché stanno onorando pienamente i loro impegni, e che quindi non si mette a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento nell’Unione europea”.
“E diciamola giusta: l’Unione europea – ha rivendicato la presidente della Commissione – può essere orgogliosa, ed è orgogliosa, di essere la terra dei produttori di vaccini, che non solo li consegnano ai cittadini europei, ma li esportano in tutto il mondo. Inoltre, siamo e saremo sempre dei ferventi sostenitori della cooperazione globale. Il nostro ‘track record’ parla da solo, ed è stato positivo creare questa trasparenza: dall’avvio del meccanismo sull’autorizzazione all’esportazione, il primo febbraio, sono state accolte più di 380 richieste di esportazione di vaccini in 33 paesi diversi. E solo una richiesta è stata rifiutata”, quella della partita italiana di AstraZeneca destinata all’Australia.
“E le cifre – ha continuato von der Leyen – sono ancora più impressionanti se si calcola la quantità di dosi dei vaccini che sono state esportate dal primo dicembre: complessivamente, a oggi, il numero totale di esportazioni dall’Unione Europea è arrivato a 77 milioni di dosi. Ciò dimostra che l’Europa è la regione che esporta il maggior numero di vaccini in tutto il mondo. E continueremo ad esportare, anche attraverso il Covax (il programma internazionale che finanzia l’accesso ai vaccini per paesi a reddito medio-basso, ndr), e per proteggere gli operatori umanitari e sanitari in tutto il mondo”. Quindi, ha concluso la presidente della Commissione, ribaltando le accuse che caratterizzano come protezionista il giro di vite sulle esportazioni, “la linea di fondo è che siamo noi che invitiamo gli altri a dimostrare la nostra stessa apertura”.
Non mancano, tuttavia, i malumori tra i paesi membri sulla gestione di Bruxelles sui vaccini anti Covid-19. Uno fra tutti, la Francia. Per il presidente francese Emmanuel Macron , “sui vaccini siamo stati troppo lenti, meno rapidi degli Stati Uniti. Non è stato un problema di coordinamento: non abbiamo capito che le cose sarebbero andate così in fretta”. “Una parte importante della ricerca sui vaccini è stata fatta in Europa” prosegue “ma gli americani hanno avuto il merito di dire, fin dall`estate 2020: non badiamo a spese e andiamo avanti. Hanno avuto più ambizioni di noi. E il principio per cui le cose si fanno ‘a qualsiasi prezzo’, che noi abbiamo applicato alle misure di accompagnamento di tipo economico, loro l`hanno applicato ai vaccini e alla ricerca. Noi abbiamo pensato che arrivare alle dosi avrebbe necessitato più tempo”. Secondo Macron “abbiamo avuto torto nel mancare di ambizione, di follia: di dire, sì, è possibile. Forse siamo stati troppo razionali”. “D`altra parte, stiamo recuperando – rileva il Presidente francese – siamo come un diesel, che si mette in moto lentamente ma va lontano. Abbiamo ordinato 2,5 miliardi di dosi. Saremo, da qui al secondo semestre, l`area geografica che produrrà più vaccini nel mondo. E poi dobbiamo preparare la capacità produttiva per quelli che serviranno a rispondere alle varianti. Ora dobbiamo riuscire davvero a coordinarci”.