Dopo una giornata estenuante di riunioni, trattative, rinvii, il Consiglio dei ministri ha dato via libera all’unanimità alla riforma della giustizia penale scritta dalla ministra Marta Cartabia a quattro mani con il premier Mario Draghi. “E’ una giornata importante” per una riforma “significativa e innovativa”, ha commentato ieri sera la ministra Guardasigilli. Ma il percorso è stato molto accidentato. Il Consiglio dei ministri era convocato per le 11.30 ma è iniziato solo poco prima delle 14 e senza i ministri del Movimento 5 stelle, impegnati in una conference call con il leader in pectore Giuseppe Conte, da ieri mattina alla Camera per portare avanti la trattativa. Un segnale preoccupante, per Palazzo Chigi, mentre da fonti pentastellate veniva ventilata la possibilità di una astensione.
Poi i ministri sono arrivati, ma la seduta è stata quasi subito sospesa per consentire a Di Maio, Giovannini e Speranza di intervenire al question time al Senato. Lo stop, però, è poi andato ben oltre l’impegno parlamentare. È stata necessaria infatti l’opera di mediazione del premier Mario Draghi e l’intervento della ministra Cartabia per trovare la quadra, tra le richieste incrociate e il ‘muro’ eretto dal M5s. Alla fine sono state accolte alcune modifiche. In primo luogo un regime transitorio ampio fino al 2024, ha spiegato Cartabia, “per arrivare con una gradualità a quei termini che ci eravamo dati che rimangono fissi”. E poi “un regime particolare per quei reati che hanno sempre destato allarme sociale particolare come i reati di mafia, terrorismo, traffico internazionale di stupefacenti e violenza sessuale” che “avranno delle norme specifiche con possibilità di proroghe da parte del giudice che possono essere rinnovate per assicurare che si arrivi fino in fondo”.
L’obiettivo di Draghi (determinato a chiudere oggi la questione) è stato raggiunto, ma a prezzo di una tensione senza precedenti all’interno del governo e della maggioranza e di possibili strascichi politici. Soddisfatti Pd e Forza Italia. Enrico Letta sottolinea che “l’equilibrio trovato dal Governo Draghi rende la riforma della giustizia migliore” mentre Mariastella Gelmini parla di una “riforma garantista”. Tra gli altri partner della maggioranza, però, ci sono scintille. “Non è la nostra riforma ma abbiamo lavorato costruttivamente per dare un contributo a migliorarla”, ha commentato Conte, che poi ha attaccato la Lega. “C’è stata – ha detto – un’altra durissima battaglia per tutti i processi legati alla mafia. Devo dire che sono davvero rammaricato: c’è stata una durissima opposizione della Lega”.
Dura la reazione del Carroccio: “Il Movimento 5 Stelle è a lutto per il superamento della riforma Bonafede e inventa falsità; la Lega ha chiesto che reati di mafia, per violenza sessuale e traffico di stupefacenti non andassero in fumo”. Da parte sua Italia viva non rinuncia a ‘pungere’ i pentastellati: “Il match si è finalmente concluso, il M5S lo ha perso e la riforma Bonafede va meritatamente in soffitta”, fanno sapere i renziani. Un clima non molto sereno, forse il primo “assaggio” per Draghi delle conseguenze dell’imminente semestre bianco. askanews