Afghanistan, Kabul cade, Cina pronta a fare affari coi talebani

16 agosto 2021

Kabul nelle mani dei talebani. In molti cercano rifugio nell’aeroporto della capitale ancora presidiato dagli statunitensi, nella speranza di prendere un volo e fuggire dal paese. Nella notte, anche un volo militare italiano è partito con a bordo il personale diplomatico e una ventina di afgani collaboratori della nostra ambasciata. Dopo vent’anni si conclude così la missione afgana internazionale; il ritiro delle truppe Usa e l’avanzata rapidissima dei talebani che ora pattugliano la Zona Verde di Kabul, sancta sanctorum della missione Nato e delle sedi diplomatiche occidentali.

Se i diritti di tutti sono a rischio, in pericolo sono soprattutto le donne sotto un regime religioso estremista e repressivo. Studio, lavoro, libertà di circolazione per loro scompaiono. Che fare? Disconoscere il regime talebano, continuare a mantenere una parvenza di cooperazione? Di fronte alle incertezze occidentali, la Cina ha già stabilito da tempo la sua politica commerciale e strategica. La portavoce del ministero degli Esteri spiega che quarant’anni di guerra sono troppi, che la Cina rispetta il diritto del popolo afgano a determinare il proprio destino; l’ambasciata di Pechino – come del resto quella di Mosca – resta regolarmente aperta.

“I talebani afgani hanno ripetutamente espresso la loro speranza di sviluppare buoni rapporti con la Cina, e attendono la partecipazione cinese nella ricostruzione e nello sviluppo dell’Afghanistan; non consentiranno a nessuno di usare il territorio afgano per mettere a rischio la Cina”. Il gigante cinese non ha paura degli estremisti, che del resto hanno buoni argomenti: il denaro. Le analisi internazionali calcolano che i talebani abbiano un bilancio annuale di quasi un miliardo di dollari. Fra le entrate, il traffico dell’oppio, le ricche miniere delle montagne afgane, le decime imposte ai contadini, e le donazioni internazionali anche da cittadini privati in Arabia, Pakistan, Iran e altri paesi del Golfo.

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