Non sappiamo se definirli “numeri non spaventosi” come dice Mario Draghi. Sappiamo di certo, invece, che con Luciana Lamorgese alla guida del Viminale, il numero degli sbarchi di migranti in Italia è aumentato notevolmente rispetto al periodo pre Covid-19. Come dire, se “non spaventosi” sicuramente sono numeri peggiori che danno il senso di come le nostre coste sono ritornate ad essere sempre più ambite da scafisti senza scrupoli. E chissenefrega della pandemia o delle misure di sicurezza a cui gli italiani sono obbligati ad osservare. E così gli scafisti vanno avanti, alimentando le cifre certificate dallo stesso ministero dell’Interno a cui il presidente del Consiglio poteva ben attingere, evitando lo scivolone in conferenza stampa. “Lavora molto bene, il problema è molto difficile, e io non ho visto nessuno che abbia la bacchetta magica – ha detto Draghi -. I numeri non sono spaventosi, abbiamo avuto anni peggiori e credo che la ministra Lamorgese faccia il suo lavoro e lo faccia bene”, sottolineando che sarebbe interessante raffrontare quello che non va oggi con “quello che non andava 3, 4 o 5 anni fa”. E sono proprio i numeri del Viminale a far scivolare il premier.
Cifre relative agli sbarchi di migranti al 31 agosto di ogni anno, partendo dal 2018, anno che segna 20.077 approdi; nel 2019, se nei contano soltanto 5.135; nel 2020 risalgono a 19.339; mentre nel 2021 si registra l’impennata degli sbarchi, ben 39.082. Per meglio capire, gli sbarchi avvenuti con la Lamorgese al Viminale rispetto a gennaio-agosto 2019 sono aumentati del 661%; mentre, sempre con l’attuale ministro, gli approdi da gennaio-agosto 2021 sono aumentati del 94,66% rispetto a gennaio-agosto 2018. Cifre che fanno gongolare la Lega che non molla il pressing sulle dimissioni del capo del Viminale. “Il ministro Lamorgese? Lasciamo parlare i numeri – affermano dal Carroccio -. Tralasciando Rave Party abusivi, Baby Gang e violenze diffuse”. In ogni caso, per via Bellerio, un incontro con la Lamorgese, Draghi e la Lega “è urgente e necessario”. N’è convinto anche il presidente del Consiglio: “Se il ministro Lamorgese lo vorrà si farà volentieri, magari non in tv o in streaming”. Per contestualizzare le cifre, va ricordato che Matteo Salvini è stato ministro dell’Interno dall’1 giugno 2018 al 5 settembre 2019.
Periodo in cui proprio gli sbarchi si sono ridotti a meno di sei mila. Intanto, proprio Salvini, incassa il “sì” di Draghi sulla cabina di regia per la “riforma del fisco, riforma degli appalti e della burocrazia, riforma delle pensioni, contrasto all’immigrazione clandestina e infiltrazioni terroristiche, per evitare problemi, litigi e ritardi”, per dirla con lo stesso capo del Carroccio. E così la cabina di regia richiesta da Salvini “ci sarà comunque, perché dobbiamo decidere con il ministro Speranza tante cose, come l’estensione del Green Pass” ha detto il premier. In altri termini, non c’è da decidere “il se” ma “a chi” e “quanto in fretta”. Draghi però, al segretario leghista ha mandato anche un messaggio preciso e, in qualche modo, ‘distensivo’: non ha intenzione di inserirsi nelle divergenze interne tra la Lega cosiddetta di “lotta” e quella di “governo”. “Io – ha assicurato il premier – cerco di non fare queste distinzioni nei partiti, perché se vado in questa direzione, ogni partito ha quattro, cinque, sei anime. Quindi la Lega è una e ha un capo che è Matteo Salvini e basta”.