L’ex senatore Marcello Dell’Utri è stato assolto, insieme agli ufficiali dell’Arma Mario Mori, Giuseppe De Donno e Mario Subranni nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia. Lo ha stabilito la Corte d’Assise d’appello di Palermo presieduta dal giudice Angelo Pellino al termine della camera di consiglio durata quattro giorni nell’aula bunker del carcere Pagliarelli. Per la corte, i fatti contestati agli ufficiali non costituiscono reato. Il politico invece non ha commesso il fatto. Deciso poi il non doversi procedere per il boss Leoluca Bagarella per quanto riguarda l’accusa di attentato a corpo politico dello Stato, mentre sono 27 gli anni di condanna per l’accusa di associazione mafiosa. Confermata la condanna a 12 anni per l’altro boss, Antonino Cinà.
In primo grado gli ufficiali del Ros dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe Subranni erano stati condannati a 12 anni, come l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e Nino Cinà, il medico di fiducia di Totò Riina. Otto anni erano stati inflitti all’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Erano stati invece 28 gli anni di pena per il boss mafioso Leoluca Bagarella. Era stato invece prescritto in secondo grado il reato di calunnia contestato a Massimo Ciancimino, che in primo grado aveva avuto 8 anni.
Parla Dell’Utri
Si aspettava l’assoluzione? “Aspettare è un po’ troppo, lo speravo però. Come sappiamo poteva accadere anche il contrario. Il buonsenso diceva che avrebbero dovuto assolvere e annullare questo processo ma il buonsenso nella giustizia non sempre funziona”. Così Marcello Dell’Utri, in collegamento telefonico con Bruno Vespa a Porta a Porta, commenta l’assoluzione in secondo grado nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. “Mi viene da sorridere – ha aggiunto – è un film, una cosa inventata totalmente. Io questo processo non l’ho neanche seguito: quando sono andato a Palermo all’udeinza ad ascoltare mi sono sentito come un turco alla predica, non capivo di cosa stavano parlando. Questa cosa era inesistente però avevo paura che potessero avallare queste cose inventate servendosi dei soliti pentiti che hanno bisogno di dire cose per avere vantaggi e di molta stampa che affianca le procure della Repubblica e soprattutto quella di Palermo. Questo mi preoccupava. Non potevo essere certo dell’assoluzione, lo speravo”.
Dell’Utri ha spiegato di non sapere bene di cosa fosse accusato: “Non lo so, non ho seguito. Di aver ricevuto minacce da mafiosi che dovevo riferire a Berlusconi minacciandolo a sua volta se non avesse provveduto a fare leggi a favore dei mafiosi, una cosa allucinante. Nel governo Berlusconi sono state fatte solo leggi contro i mafiosi. Era talmene palese che anche in primo grado avrebbero dovuto riconoscerlo ma c’era un clima tale per cui non bisognava vedere le carte”. “Credo oggi che questa Corte di Appello abbia lavorato con criterio, cognizione, coscienza. I miei avvocati hanno smontato il processo dalle fondamenta, ho ascoltato le arringhe, era impossibile non riconoscere l’assurdità dell’impianto accusatorio”, ha concluso.
La difesa
“E’ il risultato che auspicavamo. Abbiamo lavorato in questa direzione per molti anni e non vedevamo una via alternativa. Siamo contenti per il senatore Dell’Utri e per il nostro sistema democratico che dimostra di avere gli anticorpi per reagire anche a sentenze di condanna ingiuste come quelle di primo grado”. Lo ha detto l’avvocato Francesco Centonze, legale dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, commentando l’assoluzione in appello del politico nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia emessa oggi pomeriggio dalla Corte d’Assise di Palermo. “Il senatore è soddisfatto, commosso un peso che noi e lui ci togliamo”, ha concluso il legale.