Germania, semaforo o Giamaica: giallo-verdi ago della bilancia

27 settembre 2021

A riprova del fatto che sarà la politica, e non l’aritmetica, a determinare la coalizione del prossimo Governo in Germania, sono i partiti minori che hanno assunto l’iniziativa per sbloccare i negoziati dopo il voto di ieri per il rinnovo del Bundestag. Una cosa, infatti, sembra chiara: nonostante abbiano governato più volte insieme, e nonostante avrebbero i numeri per farlo anche in questa legislatura, i due partiti maggiori, i social-democratici dell’Spd e i cristianodemocraitici dell’Unione di Cdu e Csu, non sono interessati a riproporre una “grosse Koalition”.  I due esiti possibili, allora, sono la soluzione “semaforo”, ossia una coalizione di rossi (Spd), Verdi e gialli (il partito liberal-democratico dell’Fdp), oppure una soluzione “Giamaica”, ossia, come nella bandiera dell’isola americana, una coalizione di neri (Unione), Verdi e gialli. I dati definitivi pubblicati oggi dall’ufficio elettorale federale confermano la tendenza emersa già nella serata di ieri da exit poll e proiezioni. L’Spd ha ottenuto il 25,7% dei voti, Cdu e Csu 24,1%, Verdi il 14,8%, Fdp l’11,5% e poi l’estrema destra di Alternative fuer Deutschland il 10,3% e il partito di sinistra (Linke) il 4,9%.

Quest’ultima ha rischiato di rimanere fuori dal Bundestag a causa della clausola di sbarramento al 5% ma è stata salvata dalla clausola che garantisce la presenza in Parlamento al gruppo che abbia eletto almeno tre parlamentari nelle circoscrizioni uninominali, cosa riuscita alla Linke grazie appunto a tre deputati, Gesine Loetzsch, Soeren Pellmann e il vecchio leader Gregor Gysi. I numeri escludono, ad ogni modo, una coalizione rosso-verde-rosso (Spd-Verdi-Linke) paventata dall’Unione. Nell’incertezza, Verdi e Fdp si sono mossi per primi, ed hanno deciso di tenere dei pre-colloqui a due per poi decidere se offrire all’Spd o alla Cdu la formazione di governo. Sono stati infatti Verdi e Fdp, entrambi all’opposizione nella legislatura appena conclusa, ha rappresentare la principale novità. I Gruenen, partiti con l’aspirazione ad affermarsi come primo partito, hanno ottenuto un risultato ben più modesto, ma comunque hanno registato +5,7% rispetto al 2017. L’Fdp, quasi sparito dal Parlamento negli anni passati, è tornata forte sotto la guida di Christian Lindner, ottenendo +0,8% rispetto all’ultima legislatura.

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Forti di questo comune destino, le due formazioni si incontreranno per superare le divergenze. I Gruenen sono ovviamente fortemente concentrati sulla questione climatica, favorevoli ad aumentare le imposte e a fare investimenti nell’ambiente, propensi ad approfondire la mutualizzazione del debito in Europa, oltre che molto critici nei confronti di Russia e Cina. I liberal-democratici, vicini all’industria tedesca, sono concentrati sulla modernizzazione e il potenziamento delle imprese tedesche, decisamente a favore di una politica fiscale rigorista sia in patria che a Bruxelles, e più sfumati in politica estera. Non a caso i Verdi sono più propensi ad un’alleanza con l’Spd e l’Fdp guarda più in direzione della Cdu. I due maggiori partiti, però, per ora rimangono alla finestra. Il candidato dell’Spd, Olaf Scholz, intende far pesare tutto il successo elettorale (+5,3% rispetto al 2017) per pretendere il Cancellierato per sé. “I Verdi e l’Fdp hanno ottenuto un significativo aumento nei voti e questo è il motivo per cui cercheremo di fare una coalizione con questi due partiti”, ha detto oggi a quanto riportato da Deutsche Welle. “Una coalizione sociale, ambientale e liberale ha un passato qui in Germania, c’è una tradizione sulla quale possiamo costruire ed e quel che dobbiamo fare se vogliamo affrontare i problemi del futuro”.

Più difficile la posizione di Armin Laschet, il candidato dell’Unione che ha ottenuto per i cristiani democratici il peggior risultato dal 1945, nonché -8,8% rispetto al 2017. Le prime analisi dei flussi elettorali, riportate dalla Zeit, mostrano che l’emorragia di voti è andata verso Spd (13%), Fdp (8,6%), Verdi (6,8%), Afd (2,7%) ed altri partiti. “So di avere una responsabilità personale in questo risultato” e “se andremo all’opposizione o al governo, dovremo rinnovare l’Unione cristiano-democratica”, ha detto in una tempestosa riunione di partito. Ad incalzarlo, tra l’altro, Markus Soeder, segretario del partito bavarese gemello della Cdu, la Csu, nonché suo sfidante alle primarie. In un sistema fortemente centrato sul Parlamento come quello tedesco, tuttavia, non è escluso che la Cdu alla fine entri al Governo. “Nessun partito è emerso da questa elezione con un chiaro mandato di formare il governo”, sostiene Laschet. “Credo che potremmo contribuire a una coalizione con Cdu, Verdi e Fdp”. Sia Laschet che Scholz vorrebbero concludere i negoziati entro Natale. Ma ora il pallino è nelle mani dei giallo-verdi. E se il rebus non si scioglierà per tempo, sarà Angela Merkel, che nel frattempo Governa ad interim la Germania, a pronunciare il discorso di fine anno per il 17esimo anno consecutivo.

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