La nuova economia dello Spazio, settore da 600 miliardi di Usd

La nuova economia dello Spazio, settore da 600 miliardi di Usd
30 settembre 2021

L’industria dell’Aerospazio e Difesa si prepara a una nuova “età dell’oro”; un periodo di radicale trasformazione, trainato dalla rivoluzione digitale, con prodotti e servizi sempre più avanzati. Tra le principali aree d’innovazione ci sono le costellazioni di satelliti nell’orbita bassa terrestre, sempre più piccoli e numerosi e gli Unmanned Aerial Vehicles (i droni), sempre più autonomi grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale. Se ne è parlato nel corso del Mediterrenean Aerospace Matching (MAM), l’evento sulla space economy italiana che si è svolto dal 22 al 24 settembre 2021 sull’aeroporto di Taranto-Grottaglie.

Abbiamo approfondito l’argomento con Francesco Marsella, managing partner di Arthur D Little, multinazionale di consulenza direzionale specializzata in strategia e operations management, con una vasta esperienza nel settore aerospaziale e che, proprio sul futuro delle costellazioni satellitari, ha condotto uno studio per l’Agenzia spaziale europea (Esa). “Considerate che i recenti studi danno il settore dello Spazio nella sua interezza, a livello globale, passare in una sola decade, diciamo dal 2020 al 2030, da circa 3-400 miliardi di dollari a 600 miliardi di dollari – ha spiegato – è un giro d’affari, sempre considerando la scala globale, non enorme, non di trilioni di dollari ma comunque un settore che diventa significativo, visibile e che raddoppia la sua taglia. Questo è dovuto principalmente, se dovessi dare alcune ragioni, alcuni driver di questa crescita, di questa prospettiva particolarmente attraente, da un traino indubbio di nuovi bisogni; la connettività sta diventando un bisogno primario. Questo, per noi che viviamo a latitudini sviluppate e densamente popolate viene soddisfatto con tecnologie tipicamente terrestri ma non è vero per tutto il resto del globo, per cui sta iniziando a emergere un bisogno chiarissimo di broadband, di connettività ad alta capacità in tutte le parti del mondo, soprattutto anche in zone scarsamente popolate”.

L’altro elemento su cui si sta concentrando l’industria aerospaziale, come anticipato, è quello dei droni, un settore in crescita esponenziale che varrà fino a circa 50 miliardi di dollari nei prossimi 5-10 anni, con campi d’applicazione molteplici, sia sulla Terra che nell’esplorazione spaziale. “Si parla di impieghi i più vari possibili – ha precisato Marsella – per cui le tecnologie sono oggi già pronte, non bisogna aspettare la tecnologia del domani né per le piattaforme quindi per i velivoli né per il software o la sensoristica da mettere a bordo se parliamo di monitoraggi, di sorveglianza o agricoltura di precisione, gli ‘use cases’ sono moltissimi e sono già stati tutti sperimentati in realtà. Se ci proiettiamo su applicazioni un po più ardite ma più suggestive, parliamo di un orizzonte di almeno 5, se non oltre, in termine di anni se stiamo parlando della mobilità, della logistica delle merci o della mobilità delle persone”. Un impulso deciso in tal senso arriva dall’iniziativa privata; Elon Musk, Jeff Bezos e Richard Branson lo stanno mostrando al mondo. Ma, al di la di risorse economiche e tecnologia, quello che potrebbe mancare in Italia – ha concluso Marsella – rè il capitale umano.

“L’Italia è stata seconda a pochi nel mondo dello Spazio – ha detto – ancora una volta ha fortissime competenze, s’inizia a misurare però un gap, l’abbiamo definito un ‘talent gap’, un gap di competenze e di conoscenze, in un mondo che c è meno proprio, forse anche a livello di formazione universitaria e di struttura della nostra accademia che è quello delle soft skills e del mondo del software”. Un maggiore connessione tra università e impresa – secondo lo studio di Arthur D Little – potrebbe colmare il divario tra formazione e lavoro che comporta rallentamenti di circa 2 anni per rendere i neo laureati davvero pronti all’impiego operativo. Un gap, appunto, che il settore aerospaziale non può permettersi. (Askanews)

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